Scrivere è un buon inizio

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Redazione IoScrittore
Paolo Ruffini ci racconta com'è nato Tutto bene, il suo primo romanzo

Scrivere è un buon inizio, Paolo Ruffini ci racconta com’è nato Tutto bene, il suo primo romanzo
Editoriale di Paolo Ruffini per IlLibraio.it

Come si diventa scrittori? 
Ho provato ad approcciarmi a sedicenti manuali che mi spiegassero come si può fare, o meglio come si può essere «scrittori». 
Non pensavo di riuscirci e quindi immaginando che il libro fosse una finestra, mi sono buttato. E mentre mi buttavo e volavo di sotto dai miei pensieri, alzavo lo sguardo e vedevo che Tutto bene si affacciava a questa finestra, e in volo mi suggeriva quello che dovevo fare.
L’emozione di questo volo è piuttosto intensa.
Lo schianto è una pagina.
Un’emozione densa e molto lunga, e per me irriconoscibile.
E’ un buttarsi che è l’esatto opposto del suicidio: non è rinascere, ma è decidere di ri-vivere. La propria vita, e quella di altri. Di chi vuoi.

Così come la mia voce mi disturba e la mia immagine mi stranisce, le mie parole non sembrano mie… non le riconosco. E quando mi piacciono, preso da un impeto vanaglorioso dico: «Ganzo, ma chi l’ha scritto?». L’ho scritto io.
E poi dico che avrei scritto anch’io la stessa cosa che ho scritto io.

Scrivere è un mettersi in discussione
continuamente, mischiato a un’infantile voglia di cazzeggio, di quando s’era piccini e si inventavano le storie. Quando si diceva: «T’immagini se ci fosse un dinosauro che ti entra in casa e comincia a incendiare la cucina? Te cosa faresti? Io scapperei in veranda, prenderei la tenda e mi calerei giù dalle scale…». Solo che ora si gioca sul serio, e se prima avevi una mamma che sbirciava dalla porta quello che in cameretta inventavi e ti censurava certe parolacce, ora hai un editor.

Tutto bene è un augurio, una preghiera, un regalo.
Me lo sono fatto, e lo farò. Sarà un regalo di Natale per tutti coloro che vorranno goderne.
Una storia semplice, divertente, buffa e con un candore che mi ha riconciliato con il senso di famiglia, di gioia, di felicità e di educazione.
I protagonisti del libro mi hanno insegnato tanto e voglio loro un bene particolare: li incontro spesso quando vado al bar, e quando passeggio in città. Mi sembra di vederli al cinema, o in tram.
E non posso fare a meno di sorridere, perché è bastato inventarli per farli esistere davvero. Come si diventa scrittori?

Be’, sicuramente scrivere è un buon inizio.

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