Consigli degli editor

Fare soldi scrivendo libri: ieri, oggi, domani. Si può diventare ricchi scrivendo libri?

di
Oliviero Ponte Di Pino
Si può diventare ricchi scrivendo libri? Come si calcola il diritto d’autore? Un viaggio tra passato, presente e futuro. La prima puntata ci spiega come si può guadagnare scrivendo libri e che cos’è il diritto d’autore e quanto guadagna un autore pubblicato in e-book.

Si può diventare ricchi scrivendo libri? Come si calcola il diritto d’autore? Un viaggio tra passato, presente e futuro. La prima puntata ci spiega come si può guadagnare scrivendo libri e che cos’è il diritto d’autore e quanto guadagna un autore pubblicato in e-book.

COME GUADAGNARE SCRIVENDO LIBRI?
Fino all’inizio del Cinquecento, prima della diffusione della stampa, la risposta sarebbe stata semplice: «Caro ragazzo, prima devi costruirti una fama di letterato. Poi trova un sovrano o un principe che ami le arti. Va bene anche una principessa… Devi iniziare a adularlo quanto basta affinché diventi il tuo patrono. A quel punto gli dedichi il tuo capolavoro nelle dovute forme. Conta sulla sua riconoscenza».

Con l’avvento della stampa, il mecenatismo dei potenti a beneficio del poeta cortigiano ha trovato un’alternativa. Il libro ha incontrato, prima ancora che dei lettori, un ampio pubblico disposto a pagare per avere la possibilità di leggere un testo.

È emersa la figura dell’autore, come strumento e artefice del marketing della propria opera. Il primo autore in senso moderno è stato forse Pietro Aretino, nella Venezia di Aldo Manuzio, una figura con un’aura di scandalo (i Sonetti lussuriosi), amico dei potenti (con cui corrispondeva), abile propagandista di se stesso: il primo intellettuale all’italiana.

 

IL DIRITTO D’AUTORE: COMPENSI A PERCENTUALE SULLE COPIE VENDUTE
Quando hanno capito che si potevano far soldi con i libri, gli autori hanno preteso la loro parte, con qualche difficoltà vista l’avidità degli stampatori, sia quelli a cui avevano venduto la loro opera sia quelli che la piratavano.

A partire dall’inizio del Settecento si sono così definite e diffuse la dottrina e la prassi del diritto d’autore (in parallelo con quella dei brevetti).

Il principio è semplice: il titolare morale e materiale dell’opera è l’autore, che ne resta proprietario, ma può cedere a un editore il diritto di sfruttamento.

È il meccanismo tuttora in vigore nell’editoria cartacea: l’autore riceve una percentuale sul prezzo di ogni copia venduta (tra il 4-5% per le edizioni economiche e il 12-15% per le edizioni trade di scrittori di grande successo).

La possibilità di guadagnarsi da vivere grazie ai proventi delle proprie opere cambia radicalmente lo statuto dell’autore: si emancipa dagli interessi, dal gusto e dagli umori un mecenate, e dipende dalle scelte del pubblico.

È un processo democratico: chi compra un libro (o un quotidiano, un cd, o un dvd) “vota” per quel libro (e il suo autore), per quel giornale, cd o dvd. È un fenomeno che ha un’immediata conseguenza politica: ha portato alla nascita dell’opinione pubblica e dunque della politica moderna.

Grazie ai diritti d’autore molti scrittori hanno fatto una fortuna. Ancora di più quando ai diritti per i romanzi si sono aggiunti quelli per i film: J.K. Rowling, la creatrice di Harry Potter, è una delle donne più ricche del mondo, il fatturato di autori-brand come James Patterson, Dan Brown o John Grisham vale quello di una grande azienda.

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