Cari partecipanti,
sono molto soddisfatto di come si sta svolgendo il Torneo Letterario. 1.500 di voi hanno soddisfatto i requisiti per iscrivere la propria opera al Torneo. E quasi tutti hanno poi svolto con serietà e passione, come quella che anima il nostro lavoro, il compito di leggere e valutare gli incipit. Qualcuno non è riuscito a votare in tempo con ciò, ahimé, escludendosi dal Torneo. Esclusione che spiace innanzitutto a noi dato che quei pochi hanno spiegato come siano stati impediti da eventi privati impossibili da aggirare. Casi veri e propri di legittimo impedimento che non possono essere da noi riammessi per il semplice motivo che il Torneo ha dei tempi che non permettono ritardi e dilazioni, volendo rispettare le date di Torino e di Mantova programmate per gli eventi.
Ho già sbirciato tra i manoscritti con i voti più alti leggendo le primissime pagine e sono ammirato dalla varietà e originalità dei linguaggi e delle dimensioni espressive che vi ho trovato. Ma sono soprattutto davvero contento dei giudizi che ho letto sulle opere più votate. Noi usiamo ornare i nostri libri con cosidette ‘quotes’, citazioni di intellettuali, autori, giornalisti famosi che commentano la bravura di questo o quell’autore.
Ebbene devo dirvi che i vostri commenti spesso non sono da meno ed è per colpa vostra e solo vostra che ora ho tre libri in più da leggere sul comodino perché me ne avete proprio fatto venire voglia. Altri editor del gruppo via via leggeranno altri libri. Come ho sempre pensato la capacità di giudicare un libro è più diffusa di quel che si pensa. Del resto ho concepito questo Torneo proprio basandomi su questo assunto. Forse vedendo come li interpreteremo e li vestiremo potrete insieme a noi vedere cosa succede dietro le quinte di un successo editoriale, successo che naturalmente auguro a uno o più dei vostri manoscritti.
Mi è capitato recentemente di fiutare dei successi con largo anticipo, come nel caso della Cattedrale del mare di Ildefonso Falcones o del Suggeritore di Donato Carrisi, per il primo avevo predetto 400.000 copie, ormai superate dai fatti e per il secondo di sfondare le 100.000, anche queste ampiamente superate. E badate bene: se volete essere pubblicati bene per prima cosa bisogna che il vostro editore creda in voi, che abbia la visione di un successo prima che questo accada. Se vi dice che la vostra opera gli è piaciuta e poi vuole che lo paghiate per pubblicarla o che ne compriate alcune copie allora tanto vale rivolgersi a uno stampatore, che senza pretesa di aver sposato la vostra opera vi faccia pagare solo i costi di stampa e non un finto marketing.
Pubblicare significa spesso sognare a occhi aperti, significa avere un mazzo inerte di fogli in mano e sognare che sia un grande successo del quale tutti dovranno parlare perché quel libro ha spostato di qualche grado la nostra percezione del mondo, immaginarsi un’illustrazione che lo interpreta, un titolo che intriga, poche frasi che ne circoscrivono l’importanza, un modo di comunicare la propria allucinazione ai propri venditori e ai librai, ai giornalisti e ai festival per contagiarli. Tutte cose che si possono fare solo se ci si crede. Non è molto diverso da vedere una grossa zucca e immaginare che sia una carrozza tirata da cavalli.
A tutti un grande augurio di buon Torneo.
Stefano Mauri
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