Il titolo può essere lì, fin dall’inizio, come un gancio a cui attaccare tutto il resto del libro, o come una fonte di energia inesauribile. Oppure il titolo è una luce in fondo al tunnel, verso cui dirigersi pagina dopo pagina, frase dopo frase.
In altri casi, o per altri scrittori, resta a lungo soltanto un promemoria, una sintetica etichetta per sintetizzare una realtà molto più complessa: tanto per trovare il titolo definitivo c’è sempre tempo…
Con grande pragmatismo, l’editore Alfred Knopf rimproverava così Dashiell Hammett: «Dovresti occuparti e preoccuparti un po’ di più dei tuoi titoli. Quando una persona non riesce a pronunciare il titolo o il nome dell’autore, si intimidisce e non osa più entrare in libreria per chiedere quel libro. Capita più spesso di quanto tu non creda.» Bisogna tenere d’occhio il lettore – anche come acquirente…
LA CURIOSITÀ
La rivista inglese «The Bookseller» assegna dal 1978 tramite referendum il Diagram Prize al titolo più curioso dell’anno. Tra i vincitori del prestigioso riconoscimento, The Madam as
Entrepreneur: Career Management in House Prostitution (lett. La Madama come imprenditore. La gestione delle carriere nelle «case», 1979), The Joy of Chickens (lett. La gioia dei polli, 1980), The Book of Marmalade: Its Antecedents, Its History and Its Role in the World Today (lett. Il libro della confettura d’arance: i suoi antecedenti, la sua storia e il suo ruolo nel mondo contemporaneo, 1984), Oral Sadism and the Vegetarian Personality (lett. Il sadismo orale e la personalità vegetariana, 1986), How To Shit in the Woods: An Environmentally Sound Approach to a Lost Art (lett.
Come cacare nei boschi: un approccio ambientalisticamente consapevole a un’arte perduta, 1989), Reusing Old Graves (lett. Riciclare tombe usate, 1995), The Joy of Sex: Pocket Edition (lett. Le gioie del sesso: edizione tascabile, 1997), People Who Don’t Know They’re Dead: How They Attach Themselves to Unsuspecting Bystanders and What to Do About It (lett. Quelli che non sanno di essere
morti: come si appiccicano ai passanti inconsapevoli e come affrontare la situazione, 2005), fino a The Stray Shopping Carts of Eastern North America: A Guide To Field Identification (lett. I carrelli della spesa randagi nell’America del Nord-Est: una guida all’identificazione sul campo, 2006).
IL CONSIGLIO NUMERO UNO: IL METODO HEMINGWAY
Ernst Hemingway i titoli dei suoi romanzi li sceglieva così: «Faccio un elenco di titoli dopo aver finito il racconto o il romanzo – a volte addirittura cento. Poi inizio a cancellarli, e a volte li cancello tutti.»
IL CONSIGLIO NUMERO DUE: IL METODO COPIANCOLLA
Prendete le classifiche dei bestseller degli ultimi anni. Volendo, potete restringere la selezione al genere del vostro romanzo e alle relative classifiche. Copiate pazientemente i titoli e contate le parole che ricorrono con maggiore frequenza. Scegliete i termini che meglio si adattano al vostro romanzo e combinateli meglio che potete:
otterrete così un titolo che punta dritto ai vertici della classifica.
Se volete dare maggiore scientificità alla procedura, potete utilizzare un fattore correttivo, sommando per ogni parola presente nei titoli in classifica l’indice di vendita dei libri in cui compare.
Otterrete così una classifica delle parole bestseller, che faciliterà senz’altro il vostro compito.
Potete verificare, con un rapido sopralluogo in libreria, che molti editor utilizzano proprio questo metodo per scegliere i titoli dei romanzi che pubblicano.
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