Sulla questione dei titoli si potrebbe tenere un simposio, perché è un po’ come cercare l’isola del tesoro o svelare un simbolo perduto. Ma allo stesso tempo non è certo qualcosa su cui si possa attendere un messaggio dagli spiriti 🙂 Al contrario, va scelto a sangue freddo e con una certa lucidità.
In questo, la casa editrice affianca l’autore svolgendo il ruolo di un bravo suggeritore.
Il pericolo senza nome, nella scelta di un titolo, è forse stare troppo aderenti al romanzo stesso, giacché il titolo dev’essere, nella sua brevità, come un romanzo. Deve mettere le carte in tavola, altrimenti è troppo facile, ma allo stesso tempo deve gettare un po’ di polvere negli occhi.
Nel caso di un thriller, il titolo deve in qualche modo solleticare i miei luoghi oscuri. Nella sua sintesi deve rappresentare un macabro quiz, un appuntamento con la paura. Deve aprire un sipario.
Deve provocarmi una specie di perdita di fiato, come una rivelazione mesmerica.
Deve saper convincere l’uomo della folla, ma anche il più fine intenditore.
Deve far pieno sfruttamento del potere delle parole, senza essere una mistificazione.
E deve avere un cuore rivelatore, che mi faccia iniziare la lettura così che giunto alla fine io sia spinto ad esclamare: «Sei tu il colpevole!».
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