1) Cercate il vostro titolo nel vostro libro e, soprattutto, fatelo cercare ad altri. Un lettore fidato leggendo il vostro romanzo potrebbe trovarvi dentro, nascosto in qualche frase, il titolo perfetto che voi autori, totalmente immersi nell’opera, non sareste mai riusciti a individuare.
2) Cercate il vostro titolo nei libri che leggete: Che tu sia per me il coltello, titolo di un bel romanzo epistolare di David Grossman, è tratto da una lettera di Franz Kafka a Milena Jesenská: «E forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più cara; amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso».
3) Cercate il vostro titolo tra i versi dei poeti: spesso ci sono versi che isolati possono diventare dei titoli perfetti, e il primo esempio che mi viene in mente è un recente libro di Benedetta Tobagi il cui titolo, Come mi batte forte il tuo cuore, è l’ultimo verso di Ogni caso, una poesia di Wislawa Szymborska (e le poesie della Szymborska sono piene di possibili titoli).
4) Ricordatevi sempre che non dipende certamente dalla bellezza del titolo se il vostro manoscritto verrà pubblicato o meno da una casa editrice. In un manoscritto il titolo conta ben poco, anche perché spesso i titoli definitivi vengono scelti dagli editori, naturalmente con l’accordo dell’autore.
5) Non ci sono regole per il titolo giusto. Se fate un giro in libreria, potrebbe sembrarvi che ci siano delle regole perché la maggior parte dei libri che vedete esposti le rispettano. Ma si tratta di un’illusione, perché qualora ritornaste due anni dopo in quella stessa libreria vi trovereste altre regole, a volte addirittura opposte a quelle riscontrate nella visita precedente. Le regole sono quindi molto effimere e l’errore maggiore sarebbe scegliere il titolo con la speranza di accodarsi a una moda, per poi magari vedere il proprio libro uscire in libreria quando quella moda è già passata ed è considerata vecchia.
6) Anche per il titolo vale però la regola generale che si è già enunciata a proposito dell’incipit: non deve ingannare il lettore. Racconta Umberto Eco nelle Postille a Il nome della rosa: «Il mio romanzo aveva un altro titolo di lavoro, che era l’Abbazia del delitto. L’ho scartato perché fissa l’attenzione del lettore sulla sola trama poliziesca e poteva illecitamente indurre sfortunati acquirenti, in caccia di storie tutte azione, a buttarsi su un libro che li avrebbe delusi».
7) Tentate di non pensare al titolo fin quando non avete finito il romanzo e se avete già un titolo in testa non fate l’errore di affezionarvici troppo. Nel 1952, venne pubblicato in Italia un libro uscito l’anno prima negli Stati Uniti con un titolo intraducibile: The Catcher in the Rye. La traduzione si intitolava Vita da uomo, e vendette pochissime copie. Nel 1961 lo stesso libro venne ripubblicato da un altro editore e stavolta con enorme successo, il titolo della nuova traduzione era… Il giovane Holden. Ed è da mezzo secolo che molti lettori italiani identificano quel libro che hanno molto amato con quel titolo, come se fosse l’unico possibile. Questo per dire che fareste un errore a identificare a tutti i costi il vostro manoscritto con il primo titolo che gli avete dato. Anche perché, come si è già detto, è molto probabile che quel titolo cambi prima della pubblicazione. L’idea che un libro che abbiamo amato possa avere solo quel titolo lì, quello che avevamo in mente quando l’abbiamo scritto o letto, è solo un’illusione. Per ogni libro ci sono tanti, e diversi, titoli perfetti.
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