Consigli degli editor

Come suscitare la curiosità del lettore? Consigli e sorprese

di
Redazione IoScrittore
Il bravo narratore sa che tutti noi abbiamo fame di storie, e vogliamo sapere “come va a finire”. Dunque il bravo narratore conosce questa debolezza e ne approfitta. Ma deve farlo con abilità e astuzia. La santa protettrice di tutti coloro che raccontano storie è ovviamente Sheherazade, la miglior narratrice della storia.
L’abbiamo visto. Il secondo elemento che, secondo gli studenti di Vladimir Nabokov, identifica il buon lettore è la trama, l’intreccio.
Ogni narratore deve suscitare e tenere viva la curiosità del lettore.
La santa protettrice di tutti coloro che raccontano storie è ovviamente Sheherazade, la miglior narratrice della storia.
Una notte la virtuosa fanciulla venne condotta nell’harem del sultano, come molte altre vergini prima di lei: tutte uccise prima dell’alba, dopo la notte d’amore, dal gelosissimo sultano, che non poteva sopportare nemmeno il sospetto del tradimento. Per salvarsi, Sheherazade iniziò a raccontare al crudele amante una storia appassionante. Così si salvò la vita, perché il sultano – quando arrivò l’alba e dovette iniziare a occuparsi del governo della sua città – ancora non sapeva come andasse a finire quella storia così avvincente, e dunque sospese l’esecuzione. E così accadde anche la sera successiva: un’altra notte d’amore, un’altra storia appassionante lasciata a metà, la sentenza di nuovo sospesa. E poi ancora, e ancora…

Chi racconta storie si trova oggi in una situazione meno drammatica dell’astuta Sheherazade, ma la storia che racconta corre lo stesso mortale pericolo. Se il lettore l’abbandona, muore. Se arriva fino in fondo, e inizia a raccontarla a qualcun altro, la sua storia continua a vivere.
Ma c’è un trucco. Il bravo narratore sa che tutti noi – compreso il feroce sultano –abbiamo fame di storie, e vogliamo sapere “come va a finire”. Dunque il bravo narratore conosce questa debolezza e ne approfitta. Ma deve farlo con abilità e astuzia.

Per cominciare, deve sapere che la curiosità del lettore va solleticata a due livelli.
C’è un’esca che agisce frase dopo frase, pagina dopo pagina. Insomma, quello che trasforma un libro in un “page turner”, come si dice dei best seller “made in USA”: quei libri che ti obbligano ad arrivare in fondo alla pagina, e girare pagina per vedere che cosa succede in quella successiva.
Per capire come valutare l’abilità del lettore – e dell’autore – nell’uso di questa esca, possono essere utili le tecniche che usano gli autori teatrali e gli sceneggiatori cinematografici. Ogni storia si può dividere in scene, o in inquadrature (che non necessariamente coincidono con i capitoli, anche se questo può aiutare). In ciascuna di queste scene, dovrebbe succedere un fatto (che può essere anche un evento interiore); questo evento deve aprire diverse possibilità: solo il prosieguo del racconto potrà decidere quale si avvererà.
Alla curiosità, insomma, deve seguire la sorpresa: gli ascoltatori, i lettori amano essere sorpresi, nell’infinita (o quasi) gamma delle possibilità. Il narratore deve proporre una soluzione narrativamente credibile, ma che insieme allarghi la gamma del reale.

Un narratore che riesce a giostrare i suoi romanzi con grande abilità, scena dopo scena, è Andrea Vitali. È un “narratore naturale”, che nutre la sua sapienza di scrittore anche dell’oralità, ma che ha un ritmo moderno. I capitoli dei suoi romanzi possono anche essere brevissimi – a volte poche righe, un’unica frase – ma in quelle righe succede sempre qualcosa. I capitoli si chiudono creando un’attesa nel lettore, una curiosità che però spesso non viene immediatamente soddisfatta alla pagina successiva: perché, con abile tecnica di montaggio, Vitali cambia scena e/o “sottotrama”, rilanciando il gioco (Vitali usa anche un altro trucco, una sorta di enjambement narrativo, per legare un capitolo al successivo: un’immagine, una parola che incatena una situazione a un’altra, magari lontanissima nel tempo e nello spazio).
Quella di Vitali è una tecnica narrativa basata su un montaggio “cinematografico”, che molti teatranti e romanzieri usavano in realtà molto prima dell’invenzione del cinema.
Ecco, per essere efficace il narratore deve insieme spingere e attrarre, guidare e sorprendere. Mettere insieme questi opposti accostando due verbi all’infinito, è molto facile: farlo è un po’ più difficile. È questione d’istinto, ma anche di tecnica.

Sheherazade combatte la sua lotta per la vita in ogni istante della sua storia, nel corpo a corpo con il suo ascoltatore. Ma sa anche che la battaglia si decide anche in campo aperto e che è una guerra molto difficile, perché le storie, lo sappiamo, sono solo quattro. E con quattro sole storie, come incuriosire e sorprendere il lettore?
(E se non credete che le storie siano solo quattro, seguite questo blog!)
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