Una storia procede passo dopo passo, frase dopo frase, scena dopo scena. Poi ha un disegno complessivo, un’architettura che tiene insieme tutti questi mattoni. È la struttura del romanzo, la storia che racconta. Può sembrare che ci siano tanti tipi di storie ma dal punto di vista della struttura di un romanzo, Borges sostiene che ne esistano solo quattro. Tu che ne pensi?
Una storia procede passo dopo passo, frase dopo frase, scena dopo scena. Poi ha un disegno complessivo, un’architettura che tiene insieme tutti questi mattoni. È la struttura del romanzo, la storia che racconta.
Noi pensiamo che le storie, i romanzi, siano infiniti, e altrettanto infinite le loro varianti, così come la vita di ciascuno di noi – ne siamo convinti – è unica e irripetibile.
Secondo Jorge Luis Borges, invece, solo “quattro sono le storie”.
“Una, la più antica, è quella di una forte città assediata e difesa da uomini coraggiosi. I difensori sanno che la città sarà consegnata al ferro e fuoco e che la loro battaglia è inutile; il più famoso degli aggressori, Achille, sa che il suo destino è morire prima della vittoria”. Borges rievoca l’Iliade. Ma sta parlando anche di una partita di calcio, dove a volte il debole può vincere, perché “la palla è rotonda”, si dice. O della seduzione di una giovane fanciulla, o di un principe sdegnoso, se vogliamo tingere il mondo di rosa. E attenzione: gli eroi dell’Iliade, come li racconta Borges, non sono solo macchine per uccidere: sanno che devono morire anche loro…
“Un’altra storia, che si ricollega alla prima, è quella di un ritorno. Quello di Ulisse, che dopo aver errato per dieci anni per mari pericolosi, dopo essersi fermato su isole incantate, ritorna alla sua Itaca”, spiega ancora Borges. Per chi ama lo sport, è la maratona, o una gara di fondo, le 18 buche di un campo da golf. Per chi ama il rosa… c’è bisogno di citare Calipso, Circe e Nausicaa?
“La terza storia è quella di una ricerca. Possiamo vedere in essa una variante della forma predente: Giasone e il Vello; i trenta uccelli del persiano, che attraversano montagne e mari e vedono la faccia del loro Dio, il Simurg, che è ognuno di loro e tutti loro”. Diciamo che è il Giro d’Italia o il Tour de France?
“L’ultima storia è quella del sacrificio di un dio. Attis, in Frigia, si mutila e si uccide; Odino sacrificato a Odino, Egli stesso a Se stesso, pende dall’albero nove notti intere ed è ferito da lancia; Cristo è crocifisso dai romani.” Eroi destinati al sacrificio, certo fuori dal recinto del sacro e in maniera diversa, sono anche Dorando Pietri o Marco Pantani… Così tante storie d’amore finiscono male, con la morte di uno degli amanti, troppo spesso lei: Emma Bovary, Anna Karenina, Marguerite Gauthier…
Borges conclude il suo fulminante trattato di narratologia con una profezia: “Quattro sono le storie. Per tutto il tempo che ci rimane, continueremo a narrarle, trasformarle”. È un’ipotesi affascinante. Tanti romanzi rientrano in una di queste quattro categorie. Molti altri, a ben guardare, nascono da una combinazione di queste quattro “storie di base”. Ma resta un dubbio: le storie sono davvero solo quattro? Qualcuno di voi riesce a immaginare la quinta storia?
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