Agatha Christie non ha mai celato nel tempo la sua passione per i veleni, sostenendo di averla in qualche modo acquisita facendo l’infermiera durante la prima Guerra Mondiale. Aveva abitudini di scrittura molto precise. Confessò più volte che, all’inizio della sua carriera, aveva l’abitudine di scrivere stando comodamente sdraiata dentro una vasca da bagno di stile vittoriano, attrezzata con un piccolo ripiano-scrittoio in legno, su cui erano depositati non soltanto penne e fogli, ma anche una capiente teiera, una tazza da Té e gli immancabili biscotti (o, quando era possibile, una bella torta di mele!). Non scrisse però per tutta la sua vita in maniera rilassata e confortevole. Giunta all’apice del successo confessò alla scrittrice Christianna Brand di essere ricorsa a metodi più drastici per poter velocizzare la propria scrittura:
Spesso mi scervello sulla trama di un romanzo per giorni e giorni. Quando penso che sia pronto, scelgo un albergo di quart’ordine. Un posto dove so che non potrò far altro che scrivere, dove non sarò sottoposta ad alcuna distrazione, e avrò tutto il tempo che voglio a mia disposizione. Un albergo i cui letti sono così scomodi che non ti viene nemmeno la voglia di andare a dormire presto e di alzarti tardi, le cui poltrone sono così rigide che non puoi restarci seduto a lungo per riposarti. Un luogo dove il cibo è così poco invitante che ti alzi da tavola il più presto possibile. Gli ospiti che sopportano le condizioni di vita di un tal posto devono essere necessariamente così stupidi che non è pensabile farseli amici: sarebbe uno spreco di tempo prezioso in chiacchiere inutili. In questo modo, il libro è pronto in poche settimane. Poi rimetto nella valigia i pochi vestiti da quattro soldi che ho indossato durante la trasferta e ritorno trionfalmente a casa.
Chissà se l’hanno aiutata di più i rilassanti bagni in vasca o i fugaci soggiorni in albergo per sviluppare le sue acute riflessioni sul mondo del delitto? Tanto da arrivare a sostenere che:
Ogni omicida è probabilmente il vecchio amico di qualcuno.
Chi ha ucciso una volta, quasi sempre ricade nel delitto; non fosse che per tentare di assicurarsi l’impunità.
Non è tanto il delitto in se stesso che interessa, quanto ciò che si nasconde dietro.
L’invenzione, secondo me, deriva direttamente da un certo ozio, forse addirittura da una certa pigrizia.
La vita ha spesso una trama pessima. Preferisco di gran lunga i miei romanzi.
La fantasia è un’ottima serva, ma una pessima padrona. La spiegazione più semplice quasi sempre si rivela esatta.
È bene sospettare di tutti, finché non si riesce a dimostrare che sono innocenti.
Lo studio dei caratteri m’interessa enormemente. Non ci si può occupare del crimine senza tener conto della psicologia.
Nei romanzi i poliziotti sono sempre ciechi come talpe.
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Luca Crovi è critico, conduttore per nove anni della trasmissione Tutti i colori del giallo in onda su Radiodue e autore, tra i numerosi libri che ha scritto, di Noir – Istruzioni per l’uso.
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