Le abbiamo fatto qualche domanda per farci raccontare come nascono i suoi romanzi.
Partiamo dall’inizio: come nasce di volta in volta l’idea per un nuovo libro?
“Ho molti interessi e approfondisco sempre le cose che mi piacciono, dunque per scrivere un romanzo parto da qualche argomento che mi affascina, o da qualcosa che mi accade intorno. Il mio primo libro, Il sentiero dei profumi, ha come tematica i profumi, e infatti, da apicultrice, per me l’olfatto è fondamentale. Nel secondo romanzo, La custode del miele e delle api, ho parlato di api e di natura, due aspetti che sono legatissimi alla mia esperienza e alla storia della mia famiglia. Per Il giardino dei fiori segreti sono partita dalla mia grande passione per i fiori e da quella per i libri per La rilegatrice di storie perdute. Per scrivere il mio quinto romanzo, La stanza della tessitrice, mi sono ispirata a un dono che mi era stato fatto, uno scrapolario, un oggetto molto utilizzato nel meridione [Un piccola sacca di stoffa, contente immagini sacre o amuleti, cucita all’interno dei vestiti. N.d.R.]. E anche il mio penultimo lavoro, La casa degli specchi, nasce da un’esperienza personale: l’incontro con Gerardo Sacco, un gioielliere particolarmente celebre negli anni della “dolce vita”, le cui creazioni sono state indossate anche da Liz Taylor”.
Quindi la sua scrittura parte sempre da qualcosa di personale.
“Sì, ma poi l’argomento va approfondito. Non basta avere un interesse, quando si vuole presentare un tema a un lettore lo si deve conoscere perfettamente. Infatti la parte iniziale del mio lavoro consiste nello studiare, nell’approfondire, nell’informarmi e soprattutto nel chiedere a chi ne sa più di me. Per esempio per Il Sentiero dei profumi ho avuto due consulenti, ma anche quando ho scritto La custode del miele e delle api, che parlava di apicoltura, che è il mio mestiere e viene svolto nella mia famiglia da generazioni, ho dovuto comunque approfondire”.
Come si avvicina alla prima stesura?
“I libri sono frutto di lavoro, fatica e riflessione. Lavoro molto prima di cominciare a scrivere. Appena ho un’idea precisa, che nasce da una suggestione iniziale, approfondisco e studio l’argomento, finché le idee non diventano sempre più chiare. Aspetto che le immagini siano più nitide, che i personaggi prendano spessore, e a quel punto organizzo una sinossi dettagliatissima, con il background dei personaggi e quello che deve avvenire nel romanzo (anche se questo non significa che, in sede di stesura, io non possa modificarlo). E scrivo tutto a mano, perché scrivere a mano per me significa avere un altro tipo di consapevolezza, mi aiuta a ragionare”.
Ha dei momenti preferiti per scrivere?
“Fino a oggi ho scritto un libro all’anno e questo significa solo una cosa: organizzazione. Ho preso da anni l’abitudine di scrivere la mattina presto. Poi, con il tempo, ho imparato a scrivere tutto il giorno, ma all’alba ho una marcia in più e quelle che scrivo sono pagine diverse. E poi scrivo tutti i giorni, compresi il sabato, la domenica e le feste”.
Nei suoi libri hanno molto spazio i sentimenti e le relazioni tra le persone, mi parla di questo aspetto?
“Per me è fondamentale raccontare la nostra umanità, il cambiamento, l’evoluzione, quello che ci fa partire da una situazione e arrivare a un’altra. Mi affascinano i sentimenti delle persone, perché senza le emozioni non siamo niente. E, soprattutto, nei miei libri ha grande spazio la speranza: ai miei personaggi accadono tante cose, alcune terribili, però grazie alla speranza le riescono ad affrontare, perché la vita è fatta così”.
Anche i luoghi sembrano essere molto importanti nelle sue storie: come lavora alle atmosfere?
“Il luogo è fondamentale: è lo spazio nel quale le persone crescono, che considerano uno spazio amico, oppure che le spaventa, le forgia. E i luoghi ci mostrano anche aspetti di noi stessi che non avevamo preso in considerazione prima: per questo possono essere uno strumento di conoscenza interiore. E poi per me sono importantissime le case: per me sono l’espressione di chi le abita, dal colore delle pareti, ai mobili, a quello che contiene. Se è piena di libri, per esempio, o piena di fiori, se è luminosa o buia, con ambienti ampi o avvolgenti”.
Esce il seguito del Sentiero dei profumi: Il profumo sa chi sei. Com’è stato confrontarsi con la serialità?
“Quella storia, che è rimasta aperta perché aveva ancora delle cose da raccontare, mi ha colto all’improvviso un giorno, con delle immagini che ho voluto approfondire. Il profumo sa chi sei ha come protagonista una Elena che non è la stessa che avevo lasciato, è un’altra, perché nella sua vita sono passati tanti anni e ha esigenze diverse. Dunque è stato per certi versi difficile recuperare questo personaggio e ascoltarlo di nuovo. Questo romanzo è un seguito, certo, ma è come se fosse un libro nuovo, si può leggere senza perdersi nulla della vicenda di Elena.
Ci sono delle abitudini o delle pratiche di lavoro che consiglierebbe a un aspirante scrittore?
“La prima cosa che consiglio è leggere, leggere tutto quello che passa per le mani. Dai saggi ai romanzi, senza avere mai pregiudizi, perché anche quando si incontra una brutta lettura, serve per capire cosa non fare, come non scrivere. La seconda cosa che consiglio è studiare. Studiare nel senso di ampliare i propri orizzonti. Nonostante abbia scritto diversi romanzi, adesso sulla mia scrivania ci sono tre libri: Il viaggio dell’eroe di Joseph Campbell, Elementi di stile nella scrittura di William Strunk, e L’arte del personaggio di Lajos Egri [Tutti pubblicati da Dino Audino Editore, N.d.R.]. Poi c’è un altro punto che secondo me è fondamentale”.
Quale?
“La disciplina del metodo: scrivere tutti i giorni, provarci anche quando non si riesce a buttar giù niente e si resta a guardare il foglio bianco. Perché è la pratica giornaliera che porta al risultato. Ci sono scrittori che lavorano in un altro modo, ma io sono metodica, anche perché sono arrivata alla scrittura oltre i trent’anni e ho fatto tanta gavetta scrivendo racconti per varie riviste”.
Se dovesse dare un solo consiglio a un aspirante scrittore quale sarebbe?
“Quello di leggere. Ho scoperto che, purtroppo, ci sono molti aspiranti scrittori che non leggono e per me è inconcepibile: è come se un pianista non si esercitasse, come se un corridore non si allenasse. La lettura porta lontano e arricchisce umanamente”.
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