“Perché la maggior parte di noi fino a un certo punto della vita è come se leggesse senza guardare la punteggiatura? Quante volte si sente dire: ‘Il più delle volte il punto e virgola può essere sostituito dal punto, o addirittura dalla virgola’. Non sanno quello che dicono; non sanno quello che si perdono“.
Lo scriveva nel 2018 Leonardo G. Luccone (autore, traduttore, agente letterario e fondatore dello studio editoriale Oblique) nel suo Questione di virgole. Punteggiare rapido e accorto, edito per Laterza e di cui su ilLibraio.it avevamo pubblicato un estratto.
Maneggiare bene questo segno di punteggiatura, infatti, può sembrare delicato e complesso, specialmente se non ne abbiamo approfondito le potenzialità e se non ci sono chiari i suoi contesti d’uso. E, tuttavia, padroneggiarlo è fondamentale sia che si vada ancora a scuola sia che ci si trovi già nel mondo del lavoro, per redigere con efficacia dei testi espositivi, argomentativi o regolativi e anche, se si scrive di mestiere, per capire come infrangere la regola e sperimentare giocosamente con la lingua italiana.
Per questo motivo proviamo a fare un punto e a capire come e quando si usa il punto e virgola in base a diversi criteri.
Partendo da una rapida visione d’insieme, secondo la grammatica il punto e virgola si utilizza per:
Vediamo adesso nel dettaglio ciascuno di questi casi, per poi passare ad alcuni consigli finali.
Cominciamo dall’ipotesi più intuitiva: abbiamo una lista di concetti da enumerare, ma separarli l’uno dall’altro con la virgola non è l’ideale, perché non si tratta di singole parole, bensì di sintagmi più articolati.
Pensiamo a una frase del tipo: “Quando la vidi, la riconobbi subito: portava una giacca bianca con i bottoni tutti chiusi, aveva gli occhi stanchi, ma vispi, la sua pettinatura era rimasta quella di sempre, la pelle era abbronzata come se fosse stata in vacanza fino al giorno prima, i pantaloni, forse troppo larghi, le coprivano le caviglie, e la prima cosa a cui pensai era che mi era mancata”.
Se sostituiamo la virgola tra i macroelementi con dei punti e virgola, otteniamo: “Quando la vidi, la riconobbi subito: portava una giacca bianca con i bottoni tutti chiusi; aveva gli occhi stanchi, ma vispi; la sua pettinatura era rimasta quella di sempre; la pelle era abbronzata come se fosse stata in vacanza fino al giorno prima; i pantaloni, forse troppo larghi, le coprivano le caviglie; e la prima cosa a cui pensai è che mi era mancata”.
Così l’effetto è molto diverso, più ordinato e scorrevole, e permette di seguire facilmente il filo del discorso, anche se ci troviamo davanti a un periodo lungo parecchie righe.
Questo caso assomiglia al precedente, con la differenza che stavolta parliamo espressamente di proposizioni da congiungere fra di loro attraverso il punto e virgola.
Vediamolo con un esempio, nel quale immaginiamo di scrivere un report aziendale con la seguente punteggiatura: “Nel corso del trimestre si è osservato un aumento delle vendite, oltre a una più elevata richiesta da parte dei fornitori, i proventi sono aumentati, grazie anche all’arrivo di nuove sovvenzioni richieste durante l’anno precedente, e il bilancio è nettamente positivo”.
Ancora una volta, sostituiamo le virgole fra le proposizioni con dei punti e virgola, così da evitare di usare lo stesso segno di interpunzione con funzioni differenti: “Nel corso del trimestre si è osservato un aumento delle vendite, oltre a una più elevata richiesta da parte dei fornitori; i proventi sono aumentati, grazie anche all’arrivo di nuove sovvenzioni richieste durante l’anno precedente; e il bilancio è nettamente positivo”.
Percepite anche voi quanto la frase in questione ne guadagni in leggibilità?
Cosa fare se invece, in un periodo, non c’è un nesso causa-effetto esprimibile tramite i due punti, né viene in nostro soccorso un connettivo logico esplicito, ma vogliamo riunire due frasi che hanno un significato correlato? Lo avrete già capito: ricorriamo senza indugi al punto e virgola.
Per afferrare meglio questa regola di grammatica, analizziamo una frase estrapolata dall’art. 19 della Costituzione italiana: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.
Dal momento che si tratta di un insieme di caratteristiche interconnesse, scindere le proposizioni in più periodi non ce ne farebbe individuare i legami sottintesi. Per mantenerle tutte in maniera armonica dentro la stessa frase, la soluzione più pertinente consiste dunque nell’utilizzo dei punti e virgola, che ci spiegano il senso generale, ne separano i singoli elementi e al tempo stesso ci segnalano quanto fra loro siano vicini l’uno all’altro.
Se il nostro scopo è trasmettere un messaggio inequivocabile, che non presti il fianco a dubbi o a fraintendimenti, il punto e virgola può essere un nostro prezioso alleato. Come? Aiutandoci a disambiguare i concetti che altrimenti, come già dicevamo, sembrerebbero giustapposti per via di una virgola, collegati male tramite i due punti o fin troppo scollegati se ci serviamo di un punto fermo.
Il 22 agosto 2003, per esempio, sul quotidiano La Repubblica (fonte: Università degli Studi della Campania) si leggeva questa comunicazione: “Lunedì primo settembre, in omaggio con il giornale, il primo volume dell’Enciclopedia; poi con cadenza settimanale ogni lunedì, a partire dall’8 settembre, sarà possibile acquistare i successivi diciannove volumi dell’opera”.
Cosa sarebbe successo se la redazione avesse preferito la virgola, scrivendo “Lunedì primo settembre, in omaggio con il giornale, il primo volume dell’Enciclopedia, poi con cadenza settimanale ogni lunedì, a partire dall’8 settembre, sarà possibile acquistare i successivi diciannove volumi dell’opera”? Al di là di uno strano andamento sintattico, si sarebbe persa di vista la gerarchia temporale e logica delle informazioni.
Ancora peggio con i due punti, che avrebbero lasciato intendere una consequenzialità inesistente: “Lunedì primo settembre, in omaggio con il giornale, il primo volume dell’Enciclopedia: poi con cadenza settimanale ogni lunedì, a partire dall’8 settembre, sarà possibile acquistare i successivi diciannove volumi dell’opera”.
E se si fosse optato per un punto, dando origine a “Lunedì primo settembre, in omaggio con il giornale, il primo volume dell’Enciclopedia. Poi con cadenza settimanale ogni lunedì, a partire dall’8 settembre, sarà possibile acquistare i successivi diciannove volumi dell’opera”? Le notizie sarebbero sembrate erroneamente a sé stanti.
Grazie al punto e virgola, invece, le due idee rimangono sì indipendenti, però allo stesso tempo associabili fra di loro non solo con facilità, ma anche e soprattutto senza equivoci di sorta.
Veniamo ora all’uso forse più creativo del punto e virgola, cioè a quello che ci permette di usare questo segno di interpunzione per conferire una specifica enfasi a una o più parole, oppure per suggerire delle pause particolari nel nostro enunciato.
Sul sito di Treccani viene citato al riguardo uno stralcio molto calzante, tratto da un articolo di Ilvo Diamanti apparso su La Repubblica: “Tuttavia dispiace, comunque, osservare che la vecchiaia venga trattata come una malattia incurabile; risolta attraverso l’esclusione e la morte. Ma dispiace di più vederla inghiottita dalle logiche dell’infinito presente; piegata al modello “giovanilista” e “consumista”, sublimato dalle logiche mediali”.
Ebbene: “risolta” avrebbe potuto legarsi facilmente a “una malattia incurabile” tramite una virgola, così come “piegata” alla porzione di frase precedente. Questo, però, avrebbe conferito al testo un ritmo diverso, più rapido, che non avrebbe consentito di rimarcare una certa posizione nella mente di chi legge.
Dopotutto, costringere a una pausa tramite la punteggiatura significa invitare i nostri destinatari a soffermarsi in un determinato punto del testo e a soppesare con particolare attenzione i termini scelti da chi scrive.
Dopo quanto detto, speriamo che il punto e virgola non abbia più segreti per voi, anche se è importante tenere a mente un altro paio di nozioni per evitare ogni traccia di confusione.
Innanzitutto, il punto e virgola non va usato al posto della virgola: come abbiamo visto, la virgola serve a creare o a rafforzare i nessi logici, semantici e sintattici, e svolge funzioni diverse e non sovrapponibili a quelle del punto e virgola. Sarebbe scorretto, quindi, scrivere “La pizza mi piace da matti; ma la mangio solo due volte al mese” al posto di “La pizza mi piace da matti, ma la mangio solo due volte al mese”.
Di converso, bisognerebbe anche evitare di usare la virgola al posto del punto e virgola. Se dobbiamo collegare elementi di un elenco complesso, collegare proposizioni che contengono altri segni di interpunzione, collegare idee concettualmente vicine, creare enfasi, evitare ambiguità o sortire specifici effetti stilistici, come abbiamo visto, è pertanto corretto ricorrere al punto e virgola, ma non lo sarebbe limitarsi a una virgola.
Ultimo, ma non per importanza, un consiglio sempreverde: andare alla ricerca di testi che contengono il punto e virgola e leggerne quanti più possibile, così da osservare le scelte di chi con la scrittura ha già una grande familiarità. In questo modo si imparerà a stare alla larga da eccessi e sbavature, usando la punteggiatura con una sempre maggiore cognizione di causa.
Fonte: www.illibraio.it
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