L’antonomasia è una figura retorica di significato, che si basa su una traslazione nella denominazione di una persona o un oggetto. L’antonomasia consiste infatti nel sostituire un nome proprio di oggetto o di persona con un nome generico o un aggettivo che ne sottolinea una sua caratteristica peculiare; questa figura retorica però comprende anche il processo diametralmente opposto. L’etimologia di antonomasia è greca: la parola deriva infatti dal greco “ἀντονομασία”, che indica l’atto del “chiamare con nome diverso”, una parola a sua volta composta dalle particelle ἀντο, “al posto di”, e νομάζω, “nome”.
Nell’antonomasia, quando a essere sostituito è un nome proprio di cosa o di persona, si sceglie al suo posto un termine di carattere generale, che ne indica una caratteristica, la provenienza, o, nel caso di persone, il luogo di nascita (pensiamo a Leopardi, a cui a volte ci si riferisce con l’antonomasia “il Recanatese“).
Si parla di antonomasia anche quando avviene il processo inverso, cioè quando una parola comune viene sostituita con il nome proprio di una persona o di un oggetto specifico che si può ergere a rappresentante di quel concetto (si pensi all’uso nel linguaggio comune di “San Tommaso“, per indicare chi si fida solo di fronte all’evidenza). Si può dire quindi che l’antonomasia funzioni con una logica simile alla sineddoche, poiché è una traslazione che si muove dal generale al particolare e viceversa.
Il nome di questa figura retorica è anche diventata parte dell’espressione “per antonomasia”, il cui significato indica proprio il processo nel quale è un singolo a diventare simbolo di una caratteristica generale, proprio per il suo distinguersi in essa. Le frasi in cui si utilizza questa locuzione hanno tutte una struttura simile, come per esempio: “La pizza margherita è la pizza per antonomasia”, oppure “Sherlock Holmes è il detective per antonomasia”. Questa espressione si può quindi considerare un sinonimo dell’espressione “per eccellenza”.
Troviamo la locuzione per antonomasia già ne I promessi sposi, dove Alessandro Manzoni scrive: “Gertrude, appena entrata nel monastero, fu chiamata per antonomasia la signorina; posto distinto a tavola, nel dormitorio; la sua condotta proposta all’altre per esemplare; chicche e carezze senza fine, e condite con quella familiarità un po’ rispettosa, che tanto adesca i fanciulli.”
Anche l’arte, oltre che la mitologia, è una fonte che ha dato origine a diverse antonomasie. Per esempio la Venere di Botticelli, ritratta nel dipinto Nascita di Venere, è considerato il ritratto della bellezza per antonomasia, oltre che un epiteto colloquiale con cui vengono denominate donne che si distinguono per la loro bellezza. (Foto di Franco Origlia/Getty Images)
il Sommo Poeta, appellativo di Dante;
il Maligno, sinonimo di Lucifero, rappresentante del male per eccellenza;
il pianeta rosso, appellativo di Marte che richiama il suo colore caratteristico;
il Salvatore, antonomasia che si riferisce al ruolo di Gesù Cristo secondo il credo cristiano;
Ercole – dal nome del semidio della mitologia greca dalla forza sovraumana, conosciuto in particolare per le sue dodici fatiche. Si tratta di un’antonomasia usata per indicare chi spicca per la sua forza fisica;
Attila – dal nome del condottiero più temibile dei libri di storia deriva l’antonomasia che indica chi ha una spiccata capacità di distruggere tutto ciò che incontra. Viene spesso usata con ironica per indicare bambini dal comportamento esuberante;
Matusalemme – antonomasia tratta dall’omonimo personaggio biblico vissuto più di novecento anni, si usa per indicare (anche in questo caso con una certa ironia) una persona longeva;
Einstein – il cognome del fisico più celebre del Novecento è utilizzato per denominare qualcuno che si distingue per la propria intelligenza;
Mecenate – dal nome di Gaio Clinio Mecenate, patrizio romano, si tratta di un’antonomasia diventata parte del linguaggio comune per indicare chi finanzia il mondo artistico;
Cicerone – è proprio l’eloquenza di Marco Tullio Cicerone, il celebre oratore romano, che ha portato a indicare tutte le guide con questo nome;
Creso – veniamo questa volta a un’antonomasia per le persone facoltose, che deriva dal nome di un sovrano molto ricco del VI secolo a.C.;
Perpetua – un’antonomasia che proviene da uno dei personaggi più memorabile de I promessi sposi, e che simboleggia una persona particolarmente loquace quando si tratta di parlare dei fatti altrui;
Don Abbondio – anche questa proveniente da I promessi sposi, è un’antonomasia usata per indicare qualcuno con poco coraggio;
Giuda – altra antonomasia proveniente dal mondo biblico, viene utilizzata per dare del traditore alla persona a cui ci si riferisce;
Anfitrione – appellativo con cui ci si riferisce ai padroni di casa ospitali e generosi. Si tratta di un nome che proviene dalla mitologia greca, ma che ha trovato il suo significato contemporaneo nelle commedie di Plauto e di Molière;
Casanova e Dongiovanni – questi nomi (uno appartenente a un uomo veramente vissuto e l’altro di un personaggio d’invenzione, entrambi conosciuti per lo stile di vita libertino) sono diventati antonomasia di chi ha parecchio successo con le conquiste sentimentali;
Marcantonio – proveniente dalla figura di Marco Antonio, il triumviro dell’antica Roma, sta a indicare un uomo dalla corporatura imponente e robusta;
Paparazzo – appellativo per i fotografi che invadono la vita privata delle celebrità, prende il nome da un personaggio del film La dolce vita;
Adone – nome del dio della mitologia greca conosciuto per la sua incredibile bellezza, è un’antonomasia che sottolinea (spesso non con poca ironia) la bellezza della persona a cui ci si riferisce;
Vandalo – in questo caso l’antonomasia non ha origine nel nome di una persona o di un personaggio ma da quello di un popolo barbaro. Indica chi danneggia ciò che gli sta intorno con intenzioni malevole;
Antonomasie diffuse nel linguaggio comune, oltre che da personaggi storici e inventati, provengono anche dal mondo della pubblicità. Infatti la pubblicità ha reso il nome di alcuni marchi talmente popolari da far sì che linguaggio comune diventassero l’antonomasia di un determinato prodotto. Il risultato è che è diffusa l’abitudine di chiamare un oggetto con il nome di una sua marca, piuttosto che con il suo nome generico. Pensiamo per esempio a Scottex per i rotoli di carta assorbente, Swiffer per i panni elettrostatici usati per raccogliere la polvere, K-way per le giacche a vento, Bic per le penne a sfera, Autan per le lozioni antizanzare, Scotch per il nastro adesivo. Curiosamente Bic non è l’unica antonomasia che riguarda il mondo delle penne: per esempio alcuni le chiamano anche Biro, nome proveniente da László József Bíró, l’inventore di questo oggetto.
Fonte: www.illibraio.it
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