Dal 4 aprile è in libreria uno dei romanzi vincitori del Torneo letterario IoScrittore.
Si tratta di Di cenere e ombra, di Valentina Pinzuti, un fantasy che ha tutto per conquistare chi ama il genere, ma anche chi ci si avvicina per la prima volta e vuole lasciarsi travolgere da una storia che ti trasporta in un mondo diviso, corrotto e lacerato da un antico segreto e da due giovani protagonisti, Mys e Liam che sono forza e tenerezza, passato e futuro, odio e amore. Un romanzo davvero da non perdere. In occasione dell’uscita, abbiamo fatto qualche domande all’autrice, sulla sua esperienza al torneo e sul suo esordio. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Come e perché hai deciso di partecipare a IoScrittore?
Mi piaceva l’idea di ricevere il parere di persone che non avevano nessun interesse a indorare la pillola. I pareri della propria cerchia sono ottimi per dare motivazione, soprattutto in fase di stesura, ma quando il romanzo è completo hai bisogno di opinione critiche. Sotto questo aspetto IoScrittore è un meccanismo brutale, ma molto efficace per capire cosa funziona e cosa no della propria scrittura. Oltretutto, partecipando con un fantasy, sapevo che qualcuno lo avrebbe letto con il naso arricciato in partenza, visti i preconcetti sul genere. Ma i giudizi finali sono stati una bella sorpresa.
Lo consiglieresti a un aspirante scrittore?
Il mio consiglio sarebbe di non lasciar mai nessuna strada intentata, a prescindere, e questo comprende certamente anche IoScrittore. La paura del rifiuto e del giudizio altrui è la peggior nemica di qualunque attività creativa e il torneo è un buon modo per affrontarla, mettersi in gioco e crescere grazie al confronto. Non solo tramite i giudizi ricevuti, ma anche valutando le opere altrui, perché se fatto con onestà è un’occasione per affinare lo spirito critico, una qualità molto utile per la scrittura; senza contare che aiuta a farsi un’idea di cosa arriva ogni giorno nelle redazioni delle case editrici. Poi, visto il gran numero di partecipanti, è ovvio che sia anche questione di fortuna, di capitare in mano alle persone giuste al momento giusto, ma questo è vero un po’ per tutto nella vita.
Quali libri ti hanno ispirato durante la scrittura?
La mia passione per il fantastico nasce in realtà dalla narrativa gotica – tra le mie letture c’è quasi sempre un classico gotico in lettura (o rilettura) sul comodino – quindi senz’altro, almeno nelle atmosfere, ci sono quelle influenze lì. Più nello specifico, sono stata ispirata da tutto un filone di narrativa dark fantasy più moderna, dove i personaggi sono il cuore della storia e sono portati dalla società a decisioni morali ambigue. Leigh Bardugo, N.K. Jemisin, V.E. Schwab, Scott Lynch e Mark Lawrence sono i primi nomi che mi vengono in mente.
Che cosa ci puoi dire della tua esperienza di lavoro con un editor?
Che è stato bello vedere come un buon lavoro di cura sia capace di far davvero brillare un testo. Un bravo editor non è chi ha una inesistente bacchetta magica, ma chi sa dirti quali aspetti valorizzare e quali limare per rendere giustizia alla storia e allo stile. Uno degli aspetti di cui abbiamo parlato molto è stato il tono, per esempio, soprattutto per il secondo romanzo della saga, e il confronto è stato fondamentale per andare a toccare le note giuste.
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