Arriva in libreria il romanzo d’esordio di Valentina Pinzuti, Di cenere e ombra, primo volume della saga fantasy de I Discendenti, in uscita per TEA (libro protagonista all’edizione 2020 del torneo letterario gratuito IoScrittore, dove è stato tra i vincitori).
L’autrice, nata nel 1986 in provincia di Siena, ha studiato ad Amsterdam e vive a Bruxelles, dove lavora per riviste, associazioni e agenzie di comunicazione. Da sempre affascinata dai personaggi incompresi, in questa saga dà finalmente forma al suo interesse grazie a Mys, un’abile ladra con un misterioso segno sul polso…
La saga è ambientata nei bassifondi di Eidinn, corrotta capitale dell’impero di Calydon, dove non è per niente facile tirare avanti tra cacciatori e criminali. In questo contesto si muove la ventenne Mys, abile ladra di discendenza ashling, persone dalle abilità soprannaturali che sono da secoli cacciate e uccise per la loro magia, per poi essere vendute al mercato nero ai migliori offerenti. Quando un nuovo, letale, risvolto della propria abilità attira su di lei le attenzioni del capo criminale Brazer e di una misteriosa tratta di ashling, avrà per lei inizio una fuga per la vita…
Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto del libro:
« Bevi qualcosa con me? »
Mys non voleva fare proprio niente con lui. Di norma, se lo sarebbe scrollato di dosso senza pensarci due volte, con fermezza se non avesse insistito, oppure presentandogli la punta del coltello se non si fosse mostrato accondiscendente. Ma, con la coda dell’occhio, poteva ancora avvertire lo sguardo di Deron su di sé, in attesa del primo pretesto per metterle le mani addosso e trovare le prove di qualche misfatto. Se assecondare quell’idiota in attesa di un momento migliore per svignarsela era quel che ci voleva, allora lo avrebbe fatto. Forzò un sorriso, e rimase.
L’uomo, un mercante che rispondeva al nome di Bern Banks, non solo era ubriaco, ma anche di una noia mortale. Da vicino, Mys poteva vedere quanto gli piacesse ostentare il suo status con diversi dettagli, dal foulard di seta in vivaci colori attorno al collo fino all’anello d’argento con perla gigante infilato all’indice destro. L’unica nota fuori tono erano i capelli, chiari e radi. Se ne stavano ritti sulla testa con le angolazioni più strane, come in un atto di dispetto verso il resto del suo stile attentamente costruito.
Non la smetteva di vantarsi, delle sue ricchezze e del suo prestigio, come se davvero potessero renderlo più attraente ai suoi occhi. Più il bicchiere si svuotava, più la sua lingua si scioglieva.
Mys stava annuendo distratta già da un po’, continuando a tenere d’occhio Deron ancora appostato poco distante, quando qualcosa che Bern Banks aveva appena detto le fece d’un tratto gelare il sangue.
« … ashling », stava dicendo, sporgendosi con fare cospirativo verso di lei, accavallando le parole.
« Ecco in cosa commercio. Quelle cose davvero ti rendono ricco. »
Ridacchiò tra sé, mentre con le dita corte continuava a non prendere bene le misure per afferrare il boccale e portarselo alla bocca.
Mys era rigida come una pietra, il cuore rapido contro le costole, la recita della ragazza compiacente già finita da un pezzo. Se ne sarebbe accorto anche lui, se solo l’avesse guardata in faccia, se solo non fosse stato così assorbito da se stesso e le sue sparate. Adesso stava cercando qualcosa a tentoni in un’altra tasca interna del cappotto. Mys ebbe a malapena il tempo di preoccuparsi che potesse scoprire l’assenza del portafogli che il timore divenne malessere, quando l’uomo tirò fuori una piccola fiala, piena di polvere grezza e irregolare, del colore delle pesche secche.
« Questo qui », proseguì Bern Banks, « poteva far perdere i sensi a chiunque con il minimo tocco. C’è stato bisogno di scuoiarlo ben bene per replicare il giochetto. Qualcuno pagherà fior di quattrini, per questa cosetta qui. »
Il ghiaccio nel suo sangue si fece bollente di furia repressa. Quella cosetta era una persona.
Mys piantò le unghie nel tavolo nel tentativo di controllarsi, e fu lì che accadde. Come ogni volta, arrivò senza alcun preavviso, con uno scoppio gelido di chiarezza e una fitta in mezzo al petto, come se potesse sentirlo dentro anche lei, l’attimo esatto in cui le fila sottili di una vita venivano strappate in due. In quel momento, lo seppe e basta, quale sarebbe stata la fine di Bern Banks. Un uomo dagli occhi verde giada, un odore acre nell’aria, Bern Banks a faccia in giù su una superficie di legno, e un anello d’argento con una perla gigante ancora attaccato a un corto, floscio, dito senza vita. Mys aveva sempre pensato che, in quanto ashling lei stessa, la sua abilità, o in qualsiasi modo uno volesse definirla, facesse piuttosto schifo. Prevedere la morte delle persone, sai che roba. Non erano neanche visioni definite, ricche di particolari o di significato. Più una consapevolezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, di quel che sarebbe accaduto – fatta di frammenti, immagini e suoni, tracce e sensazioni. Nel migliore dei casi era una capacità piuttosto inutile, niente che potesse usare per ricavarne qualcosa; nel peggiore, era il costante terrore che un giorno quella consapevolezza non avrebbe riguardato sconosciuti o conoscenze passeggere, ma qualcuno a cui lei stessa teneva – i fratelli Brahnag – e quello era un giorno che Mys temeva più di uomini come il Lupo o di dita mozzate.
Al tempo stesso però, non era neanche qualcosa che si manifestava in superficie, e quindi più facile da nascondere al mondo. A volte, si domandava persino cosa mai avrebbero potuto farne di lei se fosse stata scoperta, non essendoci niente di pratico da tirarne fuori, niente come una luce imperitura o polvere di pelle con proprietà sonnifere. Ma era sicura che qualcuno si sarebbe inventato qualcosa.
Banks rimise a posto la boccetta, le guance accese dall’eccitazione e dall’alcol, lanciandole un’occhiata per vedere, nella sua idiozia ubriaca, se aveva infine fatto colpo.
Le dita di Mys si stiracchiarono. Quella tasca era così vicina.
Mise da parte la repulsione verso l’uomo e si sporse verso di lui. Un sorriso stomachevole ebbe l’effetto sperato di incoraggiare Banks ad avvicinarsi a portata di mano. Mys però si immobilizzò quando, nel fare così, Banks si scansò abbastanza da rivelare il Lupo, comparso alla balaustra più alta sul lato opposto della stanza.
Aveva lo sguardo inchiodato su di lei, tagliente e imperscrutabile. Di un azzurro così vivido che, se non fosse stato per la lunga cicatrice che gli segnava un lato della faccia, chiunque avrebbe potuto pensare che non solo uno, ma entrambi i suoi occhi fossero fatti di vetro. Brazer contrasse le labbra, come se potesse vedere benissimo ciò che stava facendo, e le dita di Mys, già dentro la tasca di Banks, ebbero un tremito involontario.
Fu quello il suo errore, lo seppe con perfetta chiarezza anche mentre tutto accadeva nello stesso momento. Il momento in cui Banks cambiò espressione, il momento che impiegò per rendersi conto di quel che stava succedendo. Il momento in cui lo sguardo di Brazer sembrò slittare appena di lato, e il momento in cui Mys ne approfittò per afferrare la fiala e portarla via. Ma, distrazione o meno, il momento dopo Brazer aveva fatto cenno a Deron di andarle dietro, appena prima che Banks si mettesse a gridare: « Mi sta derubando! »
Il momento dopo, Mys stava già correndo.
(continua in libreria…)
Fonte: www.illibraio.it
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