Vi piacciono le piccole storie che si intersecano con la grande Storia?
È in libreria dal 24 aprile I fuoriposto di Cosimo Buccarella, un romanzo ispirato a storia dimenticata del sud Italia del dopoguerra e narrato con voce intensa e genuina. Siamo a Santa Maria al Bagno, in Puglia, nel 1946. Il mare brilla trasparente sotto sole, ma tutt’intorno è miseria nera, ereditata da generazioni e ingigantita dalla guerra. Tommaso, Umberto, Marcello e Giovanni sono quattro tredicenni, e della loro terra conoscono solo la campagna arsa, i rovi e le pinete tra cui scorrazzano per isolarsi dai grandi, luoghi in cui si rifugiano per fingere che la miseria e la fatica siano lontane come l’orizzonte che precipita nel mare. Ma quando Marcello trova, seminascosto nella boscaglia, il cadavere di un uomo, i quattro amici entrano in contatto con un mondo a loro ignoto, che li conduce proprio in riva al mare, dove gli inglesi hanno allestito un campo profughi per i sopravvissuti alla Shoah. Paradossalmente, ai ragazzi il campo sembra il paese di Bengodi, perché non solo il cibo non scarseggia, ma c’è persino un’infermeria. E Tommaso ha una sorella che sta morendo di tifo… Come si capisce da queste righe, è una lettura appassionante, capace di far sorridere e commuovere allo stesso tempo. Non a caso, per citare solo alcuni pareri di colleghe scrittrici, Valeria Parrella ha detto: «Una realtà storica sorprendente, dei protagonisti bellissimi» e Simona Vinci lo ha definito «Una bellissima storia, un vero e proprio romanzo d’avventura».
Abbiamo fatto alcune domande allo scrittore, per conoscere meglio la sua esperienza con il torneo.
Come e perché hai deciso di partecipare a IoScrittore?
Conoscevo IoScrittore per avervi partecipato in precedenza, quando con Brave Persone ottenni la pubblicazione in ebook. Sapevo, quindi, che anche per il manoscritto de I fuoriposto avrei ottenuto, nella peggiore delle ipotesi, alcuni giudizi utili per migliorarlo. E nella migliore delle ipotesi, quella che poi si è verificata, il mio testo sarebbe arrivato sotto gli occhi di un editor di una casa editrice del Gruppo GEMS. Inoltre, ero conscio che per terminare un romanzo così lungo e complesso avevo bisogno di una scadenza, altrimenti me lo sarei rigirato tra le mani all’infinito. E quindi ho sfruttato le date utili alla partecipazione al torneo come vincoli per focalizzare e indirizzare il lavoro.
Lo consiglieresti a un aspirante scrittore?
Assolutamente sì. Come dicevo, ho imparato a considerare il torneo IoScrittore come un’occasione in ogni caso positiva, non fosse altro che per procurarsi una schiera di ‘beta readers’ agguerriti quanto basta da non dare facilmente giudizi lusinghieri. E questo significa che quando i giudizi lusinghieri arrivano, diventi cosciente di aver fatto davvero un buon lavoro, e questo ti dà una bella dose di autostima e fiducia, che da esordiente è sempre difficile provare.
In più, bisogna tenere presente che non sono molte le strade da percorrere per un esordiente una volta che ha in mano il dattiloscritto terminato. Le case editrici più importanti non accettano candidature spontanee, e quando le accettano è comunque difficile che le leggano; lo stesso ormai vale per gli agenti letterari, con i quali è sempre più difficile entrare in contatto; e la possibilità di cadere in qualche trappola a pagamento è sempre in agguato.
In questo panorama, un torneo gratuito che ti consente di far leggere il tuo testo e metterlo a disposizione degli editor di uno dei più grandi gruppi editoriali italiani, è un’opzione da tenere in seria considerazione.
Quali libri ti hanno ispirato durante la scrittura?
I fuoriposto ha una componente storica per la cui ricostruzione ho dovuto studiare moltissimi testi, avvicinandomi così a storie a cui diversamente non mi sarei approcciato. È il caso della trilogia Sword of Honour di Evelyn Waugh, e soprattutto del terzo romanzo di questa saga, Resa incondizionata. Ma il mio è anche un romanzo di formazione, e uno dei romanzi di formazione di cui sono più innamorato è Vite pericolose di bravi ragazzi di Chris Fuhrman, che mi ha letteralmente folgorato.
Che cosa ci puoi dire della tua esperienza di lavoro con un editor?
Una battuta dice che gli scrittori agli esordi non fanno altro che invocare l’editing del proprio manoscritto, ma poi non sono d’accordo con niente di ciò che l’editor suggerisce loro. Per la mia esperienza posso dire, invece, che è molto bello trovare qualcuno che è in sintonia con te e con il tuo testo, nel senso che ci vede esattamente quello che ci vedi tu. È stato un piacere lavorare con Luisa, editor di Corbaccio, proprio perché avevamo la stessa idea di ciò che volevamo ottenere con questa storia, e senza discussioni né litigi, in modo molto fluido e naturale, abbiamo migliorato il testo insieme.
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