Se è vero che ormai da secoli il latino non viene più parlato da un popolo specifico nella vita quotidiana, è anche vero, però, che in molte lingue romanze sopravvivono ancora tante espressioni provenienti dall’antica Roma.
Si tratta di un fenomeno che nel nostro Paese è particolarmente diffuso per motivi storici e geografici, e che ci porta a utilizzare con disinvoltura, e in più occasioni di quanto potremmo immaginare, i cosiddetti latinismi, ovvero parole o locuzioni ormai assimilate nella nostra parlata di ogni giorno.
Ecco una selezione di alcune fra le più frequenti che potremmo riscontrare in un contesto letterario, con qualche approfondimento e curiosità sulle loro sfumature di significato…
Cominciamo da ex aequo, un’espressione latina di cui si sente spesso parlare nei concorsi letterari: quando due libri si trovano nella stessa posizione in classifica, infatti, è così che si esprime un concetto traducibile in italiano con a pari merito. Il sintagma è composto da ex (secondo) e aequo (un uguale), in cui si sottintende il termine livello.
Comune anche nel mondo dello sport, la locuzione è nota pure in ambito legale nella forma ex aequo et bono, che però qui significa secondo quanto è giusto ed equo, in riferimento a una sentenza emessa non rispettando la norma vigente, bensì appellandosi al cosiddetto giudizio secondo equità, che il giudice stabilisce in base alla sua coscienza.
Proseguiamo con ad honorem, di cui troviamo traccia invece nel mondo accademico, se un personaggio pubblico riceve un titolo onorifico o una laurea senza aver prima portato a termine il relativo percorso di studi. Il sintagma è composto da ad (per) e honorem (l’onore), perché il conferimento si dà appunto a titolo d’onore.
Nei dizionari la locuzione è spesso considerata una gemella di honoris causa, anche se l’Accademia della Crusca evidenzia che “ad honorem indicherebbe un titolo conferito per onorare qualcuno indipendentemente dalle sue azioni, mentre il significato di honoris causa insisterebbe piuttosto sul ‘merito‘ attribuito a una persona grazie al suo lodevole operato in qualche attività”.
Passiamo ora a sui generis, a cui possiamo fare ricorso per descrivere un’opera letteraria insolita, atipica, che non riusciamo a etichettare usando una definizione già esistente. L’espressione latina è composta da sui (di suo) e generis (genere), e ci permette di esprimere (anche in altri contesti d’uso) l’originalità e la particolarità di un elemento del discorso.
In origine era legata solo ed esclusivamente alla filosofia medievale della Scolastica, che classificava gli oggetti a seconda del loro genere e della loro specie. Quando una specie non era infatti riconducibile a un determinato genere, apparteneva di conseguenza a un genere proprio (sui generis, appunto), che faceva capo solo a sé stesso.
Veniamo poi a alter ego, che in narratologia si riferisce a un personaggio di finzione creato con delle caratteristiche affini a quelle del suo autore. La locuzione è composta da alter (un altro) e ego (io), e può fare anche riferimento al doppio sé dei personaggi con un’identità segreta (come i supereroi), o che sono molto simili a un’altra figura della stessa storia (come il protagonista e il suo più caro amico).
Diverso è il discorso per l’ambito giuridico e storico (in cui l’alter ego è un individuo incaricato di alcune responsabilità da uno che occupa una posizione superiore alla sua) e per l’ambito psicologico, nel quale sono le persone con doppia personalità ad avere un alter ego – mentre nel Regno delle Due Sicilie alter ego non era altri che il titolo ufficiale dei luogotenenti.
E chiudiamo con post scriptum (in genere abbreviato in P.s.), un’espressione diffusissima negli scambi epistolari e non solo, dal momento che ancora oggi introduce il testo scritto in calce alle email o nelle chat di messaggistica. Il sintagma è composto da post (dopo) e scriptum (lo scritto), ed è una formula che serve ad aggiungere una o due frasi conclusive dopo la firma del mittente.
In passato era un espediente importante per evitare di sprecare carta e tempo quando ci si dimenticava di raccontare un dettaglio in una lettera scritta a mano, oppure per mettere in evidenza un concetto che non si voleva far passare inosservato. Nei casi più estremi, può essere seguito da ulteriori postille quali P.s.s. (post super scriptum, cioè dopo quanto scritto sopra), P.p.s. (post post scriptum, ovvero dopo il poscritto) e così via…
Fonte: www.illibraio.it
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