Federica vive a Lugano con la madre e il fratello da oltre vent’anni, a malapena rammenta il suo vero nome e la città dove è nata; per sopravvivere ha dovuto morire, cambiare paese e identità. Palermo è una voce lontana, l’eco di affetti, bugie e ossessioni che rimangono sul fondo dell’anima, uniche tracce di una verità che non trova voce. Perché Federica e la sua famiglia usufruiscono di un programma di protezione, che li tiene lontani dalla vendetta mafiosa. Anche Salvo ha alle spalle una storia complessa, intrisa di dolore, che crede di poter domare, lasciata la Sicilia, grazie all’attività di psicoterapeuta in collaborazione con il tribunale dei minori. Ed è in questa veste che incontra Federica una prima volta; un incrocio che sembra non lasciare traccia in nessuno dei protagonisti. A volte però il destino è l’unica forza capace di restituire un significato a una vita lacerata: a decine di anni di distanza, i due si ritrovano per caso nella casa di cura svizzera dove la ragazza collabora come lettrice. La casa di cura diventa un non luogo capace però di riannodare i molti fili strappati. Sebbene inconsapevoli, le confessioni si salderanno ai ricordi passeggeri, dove ognuno, rincorrendo qualcosa, proverà a ricostruire il senso della propria esistenza. Come in un erebo, il luogo dei morti della mitologia greca, le tenebre servono a determinare la verità e a rinsaldare le intenzioni, così Federica avrà l’occasione di frantumare la lastra di piombo che l’ha oppressa e liberarsi definitivamente dai propri fantasmi.