Chi ha detto che solo in un testo lungo ed esaustivo si possono celare significati degni di nota? Come hanno dimostrato molti autori e autrici di tutti i tempi, in realtà, la capacità di veicolare un messaggio di valore e dal forte impatto non dipende tanto dalla sua lunghezza, quanto dall’efficacia delle parole che si scelgono.
Per questo abbiamo deciso di selezionare alcune frasi corte, ma soprattutto belle, tratte dalla letteratura: da Matteo Maria Boiardo a Fëdor M. Dostoevskij, passando per Georges Sorel e per Tito Livio, ecco quindi una rassegna di brevi aforismi che aiutano a riflettere, a tirarsi su di morale e ad apprezzare le piccole e grandi meraviglie della vita…
Cominciamo da una delle frasi più corte (e belle) dedicate al valore della lettura stessa, che dobbiamo all’aforista francese Augusta Amiel-Lapeyre. Una figura vissuta fra il XIX e il XX secolo e di cui ci sono ignote molte notizie biografiche, a cominciare dalla data di nascita e di morte, ma della quale conosciamo l’acclamata raccolta Pensées sauvages datata 1923, in cui si legge:
Molti leggono per dire: “Ho letto”. E altri per dire “Ho pensato”.
Una riflessione che ci suggerisce l’importanza di sviluppare un ragionamento critico, e che ben si affianca a una delle frasi più note dello scrittore francese Henry de Montherlant (1895-1972), secondo il quale dentro di noi abbiamo modo di attingere a una quantità potenzialmente illimitata di spunti, pensieri e sensazioni. Nei suoi Carnets, pubblicati in Francia da Gallimard, scriveva infatti in una frase corta, eppure di grande bellezza:
L’infinito è nel cuore dell’uomo, e non altrove.
E non è tutto, perché secondo tanti scrittori e tante scrittrici che hanno fatto la storia della letteratura l’animo umano è anche e specialmente la sede della speranza. Credere in noi stessi e in ciò che ci riserva la vita è l’unico modo di non smarrirci, almeno stando a quanto affermò nel XV secolo Matteo Maria Boiardo (1441 ca. – 1494), all’interno di una delle sue Pastorali (Guanda, a cura di S. Carrai e M. Riccucci):
Perduto è sol chi se stesso abbandona.
Sulla stessa scia si inserisce una delle frasi corte più belle che ci sono rimaste del filosofo, sociologo e ingegnere Georges Sorel (1847-1922), che riprende un concetto simile in un’opera intitolata Riflessioni sulla violenza (Rizzoli, traduzione di M. G. Meriggi). La sua idea, infatti, è che non solo la nostra esistenza, ma pure il nostro futuro, dipendano in gran parte dall’ottimismo che riusciamo a conservare nel domani:
L’avvenire è di coloro che non sono disillusi.
Apparentemente distante da queste idee sembra invece il celebre Fëdor M. Dostoevskij (1821-1881), se prendiamo come riferimento una frase corta, bella e incisiva del romanzo L’idiota (Garzanti, traduzione di Licia Brustolin), anche se la verità è che a modo suo anche l’autore russo cerca di veicolare un messaggio di fiducia e di riscatto, concentrandosi però stavolta su ciò che c’è intorno a noi e su come noi riusciamo a recepirlo:
La bellezza salverà il mondo.
Parole che sembrano volerci incoraggiare a non perdere di vista ciò che conta davvero, ricordandoci che – con un pizzico di ispirazione – il nostro cammino quotidiano può proseguire nella direzione giusta. D’altronde, lo sosteneva già lo storico latino Tito Livio ((59 a.C. – 17 d.C.) nel suo famoso Ab urbe condita (Garzanti, a cura di Guido Reverdito e con un saggio di Emilio Pianezzola), in cui non per niente si legge:
Le grandi ambizioni rendono grandi gli animi.
(Le grafiche sono state realizzate con Canva)
Fonte: www.illibraio.it
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