Dettagliato, coinvolgente, misterioso: è da tratti come questi che si contraddistingue un incipit ben strutturato, che in poche righe riesca a farci appassionare a una storia fornendoci già qualche informazione importante, suscitando la nostra curiosità e al tempo stesso lasciando in sospeso tanti interrogativi.
Riuscire nell’impresa, però, è un’impresa complessa per molti scrittori e scrittrici, dal momento che bisogna trovare un equilibrio perfetto fra detto e non detto, fra descrizioni e suggestioni, fra forma e contenuto.
Se però si è in difficoltà, si può sempre prendere spunto dai grandi autori e dalle grande autrici del passato, che spesso hanno saputo contraddistinguersi proprio per la loro capacità di rendere agganciante un libro fin dalle prime frasi, impostando subito anche un ritmo incalzante per la narrazione successiva.
Ecco quindi una selezione dedicata ad alcuni degli incipit più famosi della letteratura di tutti i tempi, che va da Moby Dick di Herman Melville a La signora Dalloway di Virginia Woolf, passando per I promessi sposi di Alessandro Manzoni e per Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen…
Cominciamo da un classico visionario e imprescindibile della letteratura spagnola, Don Chisciotte della Mancia del poeta, drammaturgo e militare Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616), che venne pubblicato in due volumi nel 1605 e nel 1615, e che proponiamo qui nella traduzione di Letizia Falcone per Garzanti:
In un borgo della Mancha il cui nome non mi viene a mente, non molto tempo fa viveva un cavaliere di quelli con lancia nella rastrelliera, un vecchio scudo, un ronzino magro e un levriero corridore.
Dal Seicento ci spostiamo all’Ottocento per arrivare a un altro romanzo molto amato da tante generazioni di lettrici e lettori, ovvero Orgoglio e pregiudizio della scrittrice inglese Jane Austen (1775-1817). Una storia basata sullo spessore psicologico dei personaggi e sulla mentalità della borghesia dell’epoca, che nell’edizione Garzanti tradotta da Isa Maranesi si apre così:
È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.
Neanche dieci anni dopo, in Italia, viene dato per la prima volta alle stampe I promessi sposi (Garzanti) di Alessandro Manzoni (1785-1873). Un’opera destinata a diventare un caposaldo della letteratura e della lingua italiana, e che nella sua versione definitiva, portata a termine fra il 1827 e il 1840, comincia con il celebre passo:
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto, tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte .
E veniamo ora a un romanzo fondamentale, invece, per la letteratura americana: ci riferiamo a Moby Dick (Garzanti, traduzione di Nemi D’agostino) del poeta e critico letterario Herman Melville (1819-1891), pubblicato nel 1851. Il suo è un incipit tanto breve quanto incisivo, che con poche pennellate introduce una storia avvincente e dai risvolti indimenticabili:
Chiamatemi Ismaele. Qualche anno fa – non importa quando esattamente – avendo poco o nulla in tasca, e niente in particolare che riuscisse a interessarmi a terra, pensai di andarmene un po’ per mare, e vedere la parte equorea del mondo.
Dagli Stati Uniti passiamo alla Russia degli Zar, dove nel 1878 compare uno dei romanzi più apprezzati del XIX secolo, Anna Karenina di Lev N. Tolstoj (1828-1910). Stavolta parliamo di una storia d’amore tormentata, in cui fin da questo incipit tradotto da Pietro Zveteremich per Garzanti non mancano le riflessioni sull’ipocrisia della società e sui sentimenti umani:
Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.
Altrettanto evocative e degne di nota sono anche le prime righe de Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust (1871-1922), un ambizioso e raffinato progetto letterario sul senso del tempo e della memoria apparso in sette volumi tra il 1913 e il 1927 (dei quali gli ultimi tre postumi), e che Giovanni Raboni ha tradotto per Mondadori come segue:
A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: “Mi addormento”.
Dalla fase dell’addormentamento arriviamo a quella di un insolito risveglio con l’incipit de La metamorfosi di Franz Kafka (1883-1924), un racconto perturbante e dagli sviluppi a dir poco animaleschi, in cui lo scrittore boemo ci propone un’allegoria dell’alienazione dell’uomo moderno. Nell’edizione Einaudi tradotta da Enrico Ganni leggiamo:
Quando Gregor Samsa una mattina nel suo letto si svegliò da sogni inquieti, si ritrovò trasformato in un immane insetto.
Proseguiamo con La signora Dalloway dell’autrice, attivista e saggista britannica Virginia Woolf (1882-1941), un romanzo elegante, dalla struttura moderna e innovativa, che si concentra sui pensieri e sugli stati d’animo della protagonista già a partire dall’incipit. Ecco infatti il famoso attacco del libro, qui presentato nella traduzione di Alba Bariffi di Garzanti:
La signora Dalloway disse che avrebbe comprato lei i fiori.
Torniamo adesso negli Usa con Il giovane Holden, considerato il capolavoro di J.D. Salinger (1919-2010), autore che dopo il successo ottenuto con quest’opera si ritira a vita privata, pur lasciando un segno profondo nella letteratura del Novecento. Il testo, tradotto da Matteo Colombo per Einaudi, si apre con le parole:
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
E concludiamo con Se una notte d’inverno un viaggiatore (Mondadori) di Italo Calvino (1923-1985), un romanzo dedicato al piacere di leggere romanzi, il cui protagonista è un Lettore che per dieci volta inizia a leggere un libro che poi non riesce a finire. Una creazione del genere non poteva che aprirsi con un incipit di grande rilevanza, il quale non a caso recita:
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla, di là c’è sempre la televisione accesa.
(Le grafiche sono state realizzate con Canva)
Fonte: www.illibraio.it
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