Dopo anni trascorsi in nicchie e retrovie, la narrativa fantasy oggi è sempre più al centro dell’attenzione. Gran parte della sua popolarità è spinta dai social, ma forse anche il grande pubblico si sta accorgendo di quello che noi appassionati sapevamo già: che escapismo non significa necessariamente superficialità, e che può anzi essere un diverso modo di approcciare e mettere in discussione la realtà. O forse, viviamo in un’epoca talmente strana che a volte abbiamo bisogno di storie ancora più strane per poterla capire.
Valentina Pinzuti e il suo ultimo romanzo
È curioso che un “rimprovero” frequente mosso al fantasy sia di raccontare sempre la solita storia, quando, come altri generi dell’immaginario – la fantascienza, l’horror, la distopia –, è sempre stato un terreno ideale per rimescolare le carte e uscire dagli schemi.
Magari la parola richiama un immaginario di draghi, elfi, maghi ed eroi pronti a sguainare la spada, che non esercita attrattiva su tutti. Per fortuna, il fantasy è anche molto altro.
In narrativa, dove le idee subiscono infinite reiterazioni e ogni storia si costruisce su ciò che è venuto prima, la parola innovazione può essere insidiosa: cosa può dirsi innovativo? A volte l’innovazione si trova nella riscrittura di convenzioni diffuse, oppure in una mescolanza curiosa di generi, o ancora nell’uso di artifici narrativi poco convenzionali.
La breve lista che segue, e che non è assolutamente esaustiva, guarda a titoli recenti e cerca di prendere queste diverse caratteristiche in considerazione, ma anche di spaziare tra sottogeneri e pubblico di riferimento così che chiunque possa magari scoprire un titolo da cui farsi sorprendere.
Non si può parlare di innovazione nel fantasy senza menzionare l’acclamato La Quinta Stagione, primo volume della trilogia della Terra Spezzata di N.K. Jemisin (Mondadori, traduzione di Alba Mantovani, 2019). In un mondo brutale, afflitto da frequenti sconvolgimenti geologici, seguiamo il viaggio di Essun, una orogene in grado di controllare la terra. Il romanzo riscrive un elemento tipico del fantasy classico, la quest, affidandolo però a una protagonista insolita, una madre determinata a ritrovare la figlia, e costruendolo grazie a diversi espedienti narrativi come un puzzle che solo alla fine restituisce il quadro completo. L’aspetto magico si mescola con altri più fantascientifici e con la distopia, fin troppo attuale, di un mondo alla mercé di un clima instabile e ostile.
Legendborn, di Tracy Deonn (Fazi, traduzione di Sabina Terziani, 2022), è invece un fantasy young adult che rielabora la nota mitologia arturiana in chiave nuova. La sedicenne Bree, in profondo lutto per la morte della madre, inizia a frequentare un programma avanzato per studenti dotati, ma scopre presto che l’università nasconde dei segreti su sua madre e sulla magia che anche lei possiede. Legendborn ha il sapore familiare dei fantasy urban con tanta azione, società segrete e mostri da sconfiggere, ma riesce a dare uno spin moderno al ciclo arturiano e a legarlo a temi identitari, di elaborazione del lutto e di trauma generazionale.
Uno dei sottogeneri – o meglio, delle “estetiche”– al momento più popolari anche nelle sue declinazioni fantasy è il dark academia: storie ambientate in università o istituti particolari e che, tra misteri e vecchie librerie polverose, mettono in discussione la morale del mondo accademico. Scritto dal duo ucraino Marina e Sergey Dyachenko, Vita Nostra (Fazi, traduzione di Silvia Carli e Denise Silvestri, 2021) si inserisce nel sottogenere alla perfezione, ma regala anche una storia davvero singolare. La giovane Saska è obbligata da un bizzarro incontro a iscriversi all’Istituto di Tecniche speciali, un’università dove i libri sono impossibili da leggere, gli insegnanti non danno spiegazioni e gli altri studenti sembrano vivere con la testa altrove. Presto Saska finisce in un vortice ossessivo di studio e fame di sapere, dove il linguaggio è la chiave per un percorso di trasformazione fisica e mentale, che mette alla prova i limiti del tempo e dello spazio e di ogni umana percezione.
Le penne nostrane non sono meno capaci di inventiva e sfida ai canoni classici di quelle straniere. Il fantasy italiano meriterebbe un articolo a parte, ma l’antologia W.o.W. Women of Weird (Moscabianca, 2020) è un ottimo punto da cui partire. Raccoglie dodici racconti, a firma di tredici autrici, che esplorano i temi del bizzarro e del perturbante attraverso vari generi, spaziando dal fantasy all’horror, dalla fantascienza alle atmosfere oniriche. Il panorama è ricco e vario. Ci sono foreste misteriose e pianeti alieni, mitologie antiche trasportate nel mondo moderno, reinterpretazioni di creature magiche, esperimenti dove il sovrannaturale incontra l’eugenetica, il tutto reso ancora più notevole da una forma difficile da padroneggiare come quella breve.
La lista non poteva non chiudersi con una delle saghe più originali degli ultimi anni: la tetralogia del Sepolcro Sigillato di Tamsyn Muir, che sarebbe riduttivo presentare solo come il suo primo volume, Gideon la Nona (Mondadori, traduzione di Francesca Crescentini, 2020). Gideon, abile spadaccina, viene reclutata dalla necromante Harrowhark, sua personale nemesi ed erede della Nona Casa, per partecipare a una sfida tra necromanti che consiste nel risolvere i misteri di un maniero gotico su un altro pianeta, così da poter ascendere al ruolo di Littore a fianco del divino Imperatore che regna sulle Nove Case. La saga gioca con i generi in modo del tutto nuovo: ha atmosfere horror e gotiche, vira verso la space opera, per poi insinuare il dubbio che si tratti anche di una distopia. Ogni volume mette in discussione quello che il lettore credeva di sapere e la narrazione è spesso ironica, ma anche volutamente criptica, al punto da aver dato vita a una fanbase appassionata unita da battute condivise e indizi su cui scervellarsi, che la rendono un’esperienza di lettura assolutamente singolare.
Il panorama resta ovviamente molto più vasto: il fantasy è in continua evoluzione e mai come adesso resta un genere tutto da scoprire.
L’AUTRICE E IL LIBRO – Valentina Pinzuti, nata nel 1986 in provincia di Siena, ha studiato ad Amsterdam e vive a Bruxelles, dove lavora per riviste, associazioni e agenzie di comunicazione. Da sempre affascinata dai personaggi incompresi, ne La Saga dei Discendenti (composta dai due volumi Di Cenere e Ombra e Di Spiriti e Povere, e con cui ha vinto il torneo letterario IoScrittore) dà forma al suo interesse grazie a Mys, un’abile ladra con un misterioso segno sul polso…
La nuova uscita ripropone i destini di Mys e Liam, la ladra e il damerino, entrambi in cerca di se stessi e in fuga da anni di ferite e fantasmi. Le loro strade si sono unite e, adesso, di nuovo divise. In una Eidinn dove le tensioni crescono, Liam si trova al centro degli intrighi delle dieci famiglie dei Discendenti e a fronteggiarne le indecisioni e le avidità, mentre Mys, isolata, è costretta a confrontarsi con la verità sui propri poteri e su cosa ha cambiato il destino degli ashling secoli prima. Le loro scoperte si intrecciano con quelle del Lupo, in viaggio verso nord alla ricerca di risposte e alleanze.
Intorno a loro, Calydon sta scivolando verso la catastrofe e una minaccia spaventosa incombe su Eidinn: il passato chiede il conto, e tutto converge verso ciò che per Calydon sarà distruzione o un’opportunità di rinascita. Di Spiriti e Polvere porta alla massima intensità, e infine all’avvincente conclusione, la storia cominciata con Di Cenere e Ombra, un’avventura corale e un’epica fantastica.
Fonte: www.illibraio.it
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