Il concetto di famiglia, che esiste da millenni nelle società umane, è quello che permette a un gruppo di persone più o meno grande di creare un rapporto di sostegno reciproco sulla base di un legame di sangue, di un vincolo come quello del matrimonio o dell’unione civile, o anche solo di una profonda affettività reciproca.
Avendo delle sfaccettature numerose e complesse, come già si intuisce da questa prima definizione e come dimostrano i dibattiti collettivi ancora in corso sull’argomento, l’idea di famiglia ha affascinato gli scrittori e le scrittrici di ogni periodo storico.
Da Lev N. Tolstoj a Louisa May Alcott, passando per Alphonse de Lamartine e per Gilbert Keith Chesterton, ecco quindi una selezione di frasi sulla famiglia tratte dalla letteratura di ieri e di oggi, che tanto nei romanzi quanto nella saggistica ne esplorano le più disparate caratteristiche e peculiarità…
Cominciamo con una delle frasi sulla famiglia più celebri della letteratura di tutti i tempi, e con cui si apre Anna Karenina (Garzanti, traduzione di Pietro Zveteremich), capolavoro dello scrittore russo Lev N. Tolstoj (1828-1910). Una constatazione dedicata alle differenze che distinguono una famiglia dalle altre, specialmente quando – per qualche motivo – risulta difficile trovare un certo equilibrio:
Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.
All’altro opposto, nella convinzione che la famiglia sia sempre da apprezzare, nonostante quasi sempre le problematiche non manchino, si colloca l’autrice inglese Louisa May Alcott (1832-1888), che nel suo Piccole donne crescono (Salani, traduzione di Clara Rubens, Dida Paggi ed Elda Levi), prosieguo del celebre romanzo di formazione Piccole donne, indica quanto sia prezioso, comunque vada, avere degli affetti su cui contare:
Per me, non c’è che dire: la cosa più bella del creato è la famiglia!
Naturalmente sono numerose le sfumature di grigio fra questi due visioni, fra le quali segnaliamo in particolare una profonda considerazione firmata Alphonse de Lamartine (1790-1869), scrittore francese che nelle sue Confidenze (Sonzogno, traduzione di Carlo Artuso) del 1849 ci spiega il motivo per cui la famiglia sia a suo avviso una proiezione amplificata delle nostre vite individuali:
La famiglia, evidentemente, è un secondo noi stessi, esistente prima di noi e sopraviventeci con quello che vi è di migliore in noi: è l’immagine della santa e amorosa unità degli esseri, rivelata dal piccolo gruppo di esseri collegati fra loro, e resa visibile dal sentimento!
Di opinione simile è anche Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), che nel suo Eretici (Lindau, traduzione di Cristina Cavalli) del 1905 si concentra in particolare sulla famiglia intesa come spazio e luogo simbolico dal quale veniamo accolti dopo la nostra nascita, creando un suggestivo parallelismo fra la dimensione domestica e una più letteraria e allegorica:
Quando entriamo nella famiglia, con l’atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola.
Un punto di vista che lo scrittore e giornalista britannico affianca a un’altra sua frase sulla famiglia altrettanto significativa, che possiamo rintracciare invece nel suo Fantasie e fedi del 1923. Qui, il suo focus si sposta dalla famiglia di origine a quella che ha l’occasione di creare ciascuno di noi nel corso della propria vita, descrivendola con poche ma incisive parole da tenere a mente ancora oggi:
La famiglia è il test della libertà, perché è l’unica cosa che l’uomo libero fa da sé per sé.
Fonte: www.illibraio.it
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