Per un autore è più facile pubblicare il primo romanzo che pubblicare il secondo. La ragione è molto semplice...
Hai scritto un capolavoro. Nessuno te lo pubblica. Editori e agenti nemmeno ti rispondono.
Ti consoli, perché sei in buona compagnia.
La storia della letteratura è piena di capolavori rifiutati da editori e agenti: da
Moby Dick (“Ma chissenefrega dell’ennesima storia di naufragio?”) a
Harry Potter, (“Ma dai! Un ragazzetto che va in un college inglese a studiare magia? Ti pare sensato? Siamo nel XX secolo, non è credibile”), passando per i romanzi di Samuel Beckett.
Se questo è un uomo, forse il libro più importante del Novecento italiano, venne rifiutato da Einaudi (per capire i motivi del rifiuto, è utile leggere
l’enciclopedico saggio che Marco Belpoliti ha dedicato all’opera di Primo Levi).
È una prima grande consolazione: ti trovi nell’eletta compagnia dei rifiutati, i geni misconosciuti della letteratura e dei best seller di tutti i tempi. Seconda consolazione: puoi convincerti che la pubblicazione di un libro sia determinata solo da una rete di raccomandazioni, amicizie, complicità, veti, antipatie, invidie. Insomma, sei l’ennesima vittima dalla mafia critico-editoriale.
Per fortuna non è così. Per cominciare, molti libri “pluririfiutati” sono poi stati pubblicati e sono diventati classici. In secondo luogo, tra i libri che non sono stati pubblicati ci sono milioni di testi orribili, inutili, illeggibili.
È assai improbabile che un capolavoro resti sconosciuto. In Italia operano oltre 6000 case editrici. Questo vuol dire oltre 4000 editori che si avvalgono della collaborazione di migliaia di editor, redattori, lettori, consulenti, agenti, scout…
Se hai scritto qualcosa di minimamente interessante, prima o poi la curiosità di uno di questi esperti si accenderà. Sono tutte persone alla disperata ricerca del giovane talento, del libro che venderà milioni di copie, dell’autore destinato al Nobel. È questa l’ambizione di ogni editore, di ogni editor, di ogni critico, di ogni. Hanno fame di esordienti da lanciare.
Gli altri editori non hanno capito il tuo libro, e dunque non lo possono pubblicare in maniera efficace. Per fare del tuo manoscritto un successo, è necessario in primo luogo l’entusiasmo dell’editore, convinto di aver trovato il libro “giusto”.
Insomma, se sei convinto che il tuo libro sia un capolavoro, non disperare! Insisti, è impossibile che nessuno se ne accorga. Prima o poi… Devi essere paziente e testardo (a far fruttare i consigli, e anche i rifiuti).
La conferma di questa ipotesi arriva dal “paradosso dell’esordiente”. Per un autore è più facile pubblicare il primo romanzo che pubblicare il secondo. La ragione è molto semplice.
Nella prima scena siete solo in due, e in mezzo c’è l’ultima bozza, quella che sta per andare in stampa: siete entrambi convinti che quello sia un ottimo libro. Un paio di mesi dopo, il libro è nelle librerie da qualche settimana. A giudicare quel libro non siete stati soltanto voi: lo hanno letto anche librai, critici, lettori… Possono sbagliarsi tutti: spesso ci appassioniamo in massa per la spazzatura e ignoriamo il genio. È capitato, capita, capiterà.
Però, nel breve periodo, che cosa succede a chi ha esordito con “un libro di insuccesso”? Su cento esordi, solo una piccola percentuale buca il muro dell’indifferenza. Un’altra fetta di libri ripaga faticosamente l’editore delle spese. Il resto degli esordi, la maggioranza degli esordi, si rivela invece un flop. Per gli autori di questi libri trovare un editore per il secondo romanzo non sarà facile…
Dunque, come nei duelli finali dei western, è importante che il primo colpo centri il bersaglio. Nei prossimi post, cercheremo di aggiustare la mira!
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