La mattina del 27 giugno 1994, davanti l’ingresso di un piccolo commissariato della Polizia Stradale nella Bassa Veneta, una ragazza di 28 anni viene ritrovata in stato confusionale. Vuole autodenunciarsi per una serie di omicidi. A prima vista sembra solo una povera pazza, un noioso grattacapo in un periodo già di per sé non facile: tutte le forze dell’ordine sono impegnate sulle tracce di Felice Maniero, il boss fuggitivo di una Mala del Brenta in lento declino. L’ispettore Fabrizio De Rosa apre le indagini preliminari su Sidonia Boscolo, di Campocaleso. Le sue confessioni sono nebulose e contraddittorie. Si riesce a comprovare un solo capo d’accusa, l’omicidio di un operaio edile. Durante il processo, lo strano presentimento dell’ispettore diventa una triste realtà: la ragazza ha la capacità di trasformare all’improvviso il tono della voce, la postura e in certi casi anche l’aspetto. Il giudice ordina una perizia psichiatrica. Ad aprire la porta dell’orrore sarà la dottoressa Giulia Gattaccio, giovane psichiatra che per l’occasione si trasferisce dall’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Empoli a quello di Modena. Da un insperato rapporto di fiducia tra dottoressa e paziente emerge la vera storia di Sidonia. Una storia di paura, rabbia e dolore. Una storia raccontata da cinque voci diverse: Franca, Martina, Angela, Benedetta e Lidia. Un intreccio di forze e di volontà pronte a lasciarsi alle spalle una scia di sangue pur di proteggere la vita e i sentimenti di Sidonia dalla violenza che la circonda. Sidonia lascerà un segno indelebile in tutti quelli che incroceranno il suo cammino. In particolare nella dottoressa Gattaccio e nell’ispettore De Rosa. L’esperienza con la giovane in qualche modo li unirà, spingendoli a riflettere sulla natura umana, sulle interpretazioni del concetto di amore, sulla zona grigia che esiste tra bene e male, tra vittima e carnefice.