Mi è capitato in passato di curare un corso di scrittura con Sebastiano Vassalli, l’autore di La chimera e altri fortunati romanzi sul carattere degli italiani. È stata un’esperienza emozionante e unica. Avevamo dato alcuni temi che i partecipanti al corso avrebbero dovuto sviluppare in due pagine di racconto.
A turno dovevano leggere ad alta voce le loro opere e io dovevo dare lì per lì il mio giudizio e offrirgli i miei consigli. Non era facile, ogni tanto Vassalli interveniva a integrazione dei miei interventi.
Ricordo questa esperienza perché ho ancora dentro l’emozione di trovarmi con tante persone ciascuna con capacità diverse e tutte pronte a mettersi in gioco di fronte agli altri.
I consigli di scrittura a poco a poco diventavano un terreno su cui provare a misurare il perimetro della propria vita, le parole messe sulla pagina e quelle aggiunte a voce a poco a poco formavano un’unica storia che prendeva respiro e diventava racconto. Il racconto di noi che eravamo lì tutti insieme e che in modi diversi cercavamo di conoscerci e di trovare un terreno comune di confronto. Stavamo scrivendo insieme dei brani della nostra storia.
L’ultima parola a Vassalli. L’ultimo giorno. Fu perentorio e inaspettato. Disse “Siete stati molto bravi, avete fatto tutti un lavoro egregio, anche tu Lorenzo, però adesso buttate via tutto. E ricominciate daccapo. Avete dato fiato alle vostre emozioni, bene. Adesso dovete costruire una narrazione e per farlo dovete raffreddare i vostri cuori, prendere le distanze da quello che avete vissuto e provare a proiettarvi in un’altra dimensione, tutta da inventare, anche se vorrete raccontare la vostra storia. Altrimenti non riuscirete mai a scrivere un libro. Con l’animo in subbuglio e il cuore caldo non andrete da nessuna parte”.
Le parole di Vassalli non ammettevano repliche e naturalmente raffreddarono il clima empatico che si era creato, ma servirono a tutti per capire con quale atteggiamento mentale e disposizione d’animo ricominciare a lavorare.
Come dire: la letteratura racconta i sentimenti ma chi scrive non può subirli. Solo dopo averli allontanati e lasciati depositare, essi possono diventare gli ingredienti e il motore di una storia.
Grazie Sebastiano.
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