Pubblicare un libro non è facile, né sempre uguale per tutti. Per aiutare chi ha un romanzo nel cassetto, abbiamo chiesto qualche consiglio a Gianluca Morozzi, scrittore, musicista, conduttore radiofonico, docente di scrittura creativa e direttore editoriale di Fernandel. Autore di romanzi, saggi, racconti, graphic novel, tra i suoi numerosi libri ricordiamo: Blackout, L’era del porco, Chi non muore, Radiomorte, l’Emilia o la dura legge della musica, Lo specchio nero. Il suo ultimo romanzo è Gli annientatori (TEA, 2018), che Robinson – la Repubblica ha definito: “Un horror ben costruito con omaggi al cinema di Pupi Avati e al fumetto splatter italiano.”
“Gianluca Morozzi possiede una disinvoltura stilistica innata.” Sergio Pent, ttL – La Stampa
Come hai pubblicato il tuo primo romanzo?
Con un metodo all’antica: ho scelto quello che mi sembrava potesse essere l’editore giusto per quel romanzo, un editore come Fernandel, attento agli esordienti, e l’ho mandato in una busta gialla senza neppure sapere che faccia avesse. Era il 30 novembre. Mi ha telefonato l’editore il 31 dicembre per dirmi che l’avrebbe pubblicato. Fu un bel capodanno.
Che cosa ti ha dato il rapporto con l’editore e con l’editor della casa editrice?
Mi sono rapportato con diversi editor ed editori, in questi anni, con alcuni mi sono trovato a meraviglia, con altri ho avuto rapporti più blandi, ma c’è sempre stato assoluto rispetto delle professionalità e delle competenze. Da certi/certe editor ho imparato la precisione e l’attenzione in quello che si scrive.
Quando scrivi pensi a un lettore ideale?
A volte sì, ma proprio nel senso di una figura precisa di mia conoscenza, un amico o un’amica che cambia sempre, a seconda di quel che sto scrivendo. Se piacerà a quella persona, penso, piacerà a tutti.
Che importanza hanno le riscritture?
Io ne faccio tre. La seconda è quella con cui provo a dare forma alla prima orrenda stesura, taglio, cucio, incollo, aggiungo molto, perché in prima battuta tiro via. Finita quella faccio decantare un po’, e poi passo alla terza, quella più tecnica e di limatura. Dopo tre stesure, il romanzo è pronto a partire.
Quali consigli daresti a un aspirante scrittore?
Non leggere solo classici. Non leggere solo contemporanei. Non aver paura di copiare, all’inizio, per trovare un tuo stile. Poco alla volta ti libererai delle influenze più palesi. E non ti scoraggiare: io ho partecipato a 80 concorsi letterari, negli anni Novanta, e ne ho persi 80.
Dalla tua esperienza come docente di scrittura creativa, c’è un errore, o una ingenuità, che ricorre con maggior frequenza tra i tuoi allievi?
I dialoghi spesso innaturali, molto didascalici. Insisto molto su quel punto. E la difficoltà a trovare un passo, un ritmo. Tutte cose che si superano.
I giudizi della stampa su Gli annientatori:
“Gli annientatori è frutto di contaminazioni che arrivano dalle serie televisive e dai videogame, me è soprattutto un libro in cui viene voglia di immergersi, facendo attenzione a quello che ti può capitare.” Mucchio
“La lettura è piacevole, la storia è intrigante e chi è un fan di Morozzi non rimarrà deluso.” Wired
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