Anche se di questi tempi la scrittura collettiva sta trovando nuovi adepti (grazie anche alle potenzialità della rete), di solito si scrive da soli, parola dopo parola, frase dopo frase, pagina dopo pagina.
Per diventare uno scrittore non basta scrivere. Tutti scriviamo lettere ed e-mail, senza pretese letterarie (salvo casi patologici). Molti scrivono poi solo per sé stessi: la forma tipica è quella del diario, altri raccontano per puro piacere personale un viaggio o una vicenda familiare. Qualcuno scrive per liberarsi dalle scorie del proprio vissuto attraverso l’autoanalisi. Queste pratiche non fanno necessariamente dello
scrivente uno
scrittore.
Ma allora, chi decide la promozione all’ambito status di scrittore?
Abbiamo condotto una piccola inchiesta, da cui sono stati rigorosamente esclusi i partecipanti a IoScrittore.
IL CURRICULUM PERFETTO
L’autocertificazione
Per qualcuno basta volerlo: “Ho sempre saputo che sarei diventato uno scrittore. Da bambino, quando mi chiedevano che cosa volessi fare da grande, non dicevo il pompiere o l’astronauta o il calciatore. Sulla carta d’identità, accanto a ‘Professione’ ho fatto scrivere: ‘Scrittore’. Nessuno ha obiettato. Prima o poi un libro lo scrivo, promesso”.
Il diploma
C’è chi pensa che per diventare scrittore sia necessaria una adeguata formazione, come per molti altri mestieri: “Mi sono laureato in lettere classiche con 110 e lode e una tesi sulle metafore calcistiche nella narrativa cannibale. Ho seguito due master di editoria, un corso di scrittura diretto da un importante editor, infine tre seminari: storytelling interattivo, punteggiatura creativa e autoediting. Sono vicepresidente della Scuola dello Sguardo Obliquamente. Ho vinto una borsa di studio per uno stage presso la casa editrice amburghese Kitsch & Spritz. Ma più di tutti ringrazio la mia maestra Rosa Rosae, che mi ha fatto capire che la M ha due gobbe, come il caMMello, invece la N ha solo una gobba, come il DroNe Dario”.
L’esercizio
Naturalmente la pratica e l’allenamento aiutano e fortificano: “Ho scritto un romanzo storico, un romanzo epistolare, un racconto di fantascienza, un saggio sulla fine dell’impero romano, un pastiche erotico, una silloge poetica, una biografia di Maria Antonietta. La mia ultima opera è la parodia del romanzo inedito di un esordiente (un mix dei precedenti). Li conservo tutti nel mio pc. Non li ho fatti leggere a nessuno, ogni tanto li correggo”.
La cerchia
È sempre possibile confidare sul sostegno e sull’incoraggiamento di amici e parenti: “L’ho fatto leggere al mio ex fidanzato. Mi ha detto che ha pianto da pagina 5 fino alla fine, ma quando mi ha reso il libro ho visto solo macchie di sugo. Poi lui l’ha fatto leggere alla sua fidanzata. Anche lei ha pianto da pagina 5 fino alla fine, mi ha mandato un sms che sono una vera scrittrice, profonda ed emozionante. E ha subito lasciato il mio ex fidanzato. Il mio romanzo Mollami! è piaciuto moltissimo anche alla mia mamma e alla mia ex suocera, che si sono sempre detestate. Venderò milioni di copie!”
La corporazione
Per costruire la propria identità, può essere utile entrare a far parte di un gruppo con le stesse aspirazioni e affinità: “Dai? Anche tu stai scrivendo un fantasy? Dai, vieni anche tu giovedì al Bar Bosco Puffo. Dai, ci vediamo una sera alla settimana, tutti vestiti da draghi e fatine, e leggiamo quello che stiamo scrivendo ad alta voce! Dai, c’è anche il biliardo…”
L’editore
La lealtà di amici, fidanzate e fidanzati non si discute. Ma non necessariamente i nostri cari sono sostenuti da una adeguata competenza editoriale e letteraria. Meglio l’opinione di un esperto: “Ho mandato il mio romanzo a 457 editori, selezionati su eBay. L’unico che mi ha risposto mi ha scritto che era un romanzo bello e intenso, profondo ed emozionante. Mi ha chiesto 3000 € per pubblicarlo”.
La cosa!
È il momento forse più emozionante nella vita di ogni scrittore: l’arrivo della prima copia del proprio capolavoro. Una vaga aspirazione, il sogno coltivato per anni in segreto, l’obiettivo tenacemente perseguito tra mille difficoltà e rifiuti, trova finalmente una oggettivazione: “Ecco! Ecco!!! Ecco il mio libro, amore caro amore bello!!! Sono 232 pagine corpo 7, vedi? Così costa solo 4,90 €. Ma senti il profumo? Vuoi toccare la carta? Hai visto la copertina? Ti piace, vero?”
I lettori
Avere tra le mani – finalmente! – il proprio libro è sufficiente per definirsi scrittore? Attenzione… Non basta lanciare la stampa di un file e mettere una spirale di plastica alla risma ancora calda di fotocopiatrice per proclamarsi scrittore… Perché… Ma se poi non lo legge nessuno? “Il mio romanzo l’hanno scaricato già 276 lettori in sole 14 settimane, con un trend decisamente positivo, +0,13% nell’ultima settimana, a un prezzo di 0,0009 €. Sono arrivato al 34.567° posto della classifica di Amazon alle 20 e 55 dell’altroieri. Purtroppo tutte le recensioni le ho postate io.”
La critica
Il successo di pubblico non basta. Rischia di essere effimero, un fuoco di paglia che non lascia tracce. Forse quelle pagine hanno solo solleticato gli istinti più bassi di lettori diseducati e abbruttiti da decenni di cattiva letteratura, cattivo, cinema, cattiva televisione, cattivo youtube. Serve l’avallo di un lettore autorevole. “Hanno scritto che il mio romanzo è bello e intenso come quelli di Jane Austen. Profondo ed emozionante come i capolavori di Dostoevskij… Sì, sulla rivista del liceo dove studia mia figlia.”
I riconoscimenti
E si può fare di meglio: il verdetto della giuria di uno dei numerosi premi letterari che vengono assegnati ogni anno in Italia: “Ho vinto il Premio Esordiente dell’anno tra i 34 e i 35 anni assegnato dalla Pro Loco di Sa-dio-dove”.
L’Agenzia delle Entrate
Avere una professione significa garantirsi un reddito sufficiente a mantenere sé stessi e la propria famiglia. Per uno scrittore, garantirsi un reddito sufficiente significa vendere molte copie dei propri libri e dunque incassare cospicui diritti d’autore: “Con l’imponibile abbattuto al 70%. Però l’impiego alle assicurazioni me lo tengo stretto, come Kafka…”
L’acclamazione
“Grazie al televoto, ho vinto un talk show per talenti letterari. Insomma, come Marco Carta ma per i libri.”
L’Enciclopedia
Leggere la propria voce nella Garzantina di Letteratura è il brivido supremo: “Bianca Pagina (scrittrice italiana, Librizzi 1960-Libreville 2001) nel suo romanzo L’ibrido (2004, vincitore del Premio Non È Mai Troppo Tardi nel 2013) racconta il suo sogno impossibile: diventare una scrittrice famosa senza scrivere nemmeno una riga”.
L’angoscia
“Ma sono un vero scrittore? Il mio prossimo libro sarà all’altezza del precedente? Piacerà? Venderà? E la critica?”
IoScrittore
Non esistono un diploma, un esame di Stato, un albo degli scrittori. Chi scrive ha con la propria vocazione un rapporto complesso e stratificato. Da un lato ci sono spinte soggettive, profonde. Dall’altro c’è l’aspirazione al riconoscimento da parte degli altri. Ci sono soddisfazioni e delusioni, e bellissimi sogni che a volte si realizzano. La formula di IoScrittore – nelle varie fasi del torneo – mette all’opera diversi meccanismi che aiutano a trasformare lo scrivente in scrittore, e s’intrecciano con la domanda: “Che cos’è uno scrittore?”
Ma tu, perché scrivi?
E viene da chiedersi chi è davvero uno scrittore, e perché scriviamo. Una risposta l’avrei, ma sono curioso di sapere la vostra…
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