Siate sinceri con voi stessi, quella attenzione la desiderate, altrimenti non avreste mai desiderato di pubblicare un libro, che poi vuol dire essere letti dagli altri. Ed è un desiderio del tutto legittimo. Dunque, come fare? Esiste un modo? La verità è che ne esistono mille, e nessuno certo.
Esattamente come quando vi capita di presentarvi a uno sconosciuto o sconosciuta, potete decidere di essere accattivanti, sfrontati, educatissimi, anticonvenzionali… E ovviamente, proprio come di solito avviene tra due persone, il vostro modo di presentarvi potrà suscitare curiosità, simpatia, attrazione, a volte (ve lo auguro!) passione travolgente.
Di tanto in tanto, ahimè, capita anche di risultare antipatici a prima vista. In realtà, al di là della prima regola fondamentale che è quella di ESSERE VOI STESSI PERCHÉ L’INCIPIT DEVE CERCARE DI METTERE IN LUCE DA SUBITO LA VOSTRA UNICITÀ, nel presentarsi, in genere, credo si risulti più interessanti se:
1. Si evita di parlare troppo di sé (che vuol dire, nel vostro ruolo di scrittori: limitate la voce narrante a un ruolo descrittivo delle situazioni, senza eccessive riflessioni o digressioni);
2. Si cerca di parlare di cose interessanti e di suscitare curiosità (che vuol dire poi far entrare subito il lettore nel vivo della vostra storia).
Infine e più in generale: se valeva per Flaubert, il motto «Madame Bovary c’est moi» può valere anche per voi: individuate il vostro protagonista e fatelo agire da subito al vostro posto.
La sua forza, la sua originalità, il suo mondo etico e simbolico sono i migliori passepartout che avete per arrivare al cuore e all’immaginazione del vostro potenziale lettore. Affidatevi al vostro protagonista, chiunque egli o ella sia, e lasciate che le presentazioni le faccia lui. Non vi tradirà.
Incipit preferito? Ce ne sono davvero tanti, ma adoro quello de I Miserabili:
«Nel 1815, era vescovo di Digne monsignor Charles François Bienvenu Myriel, un vecchio di circa settantacinque anni, che occupava quel seggio dal 1806.
Sebbene questo particolare abbia poco a che fare con ciò che racconteremo, non sarà forse inutile, sia pure solo per essere del tutto precisi, accennare qui alle voci ed ai discorsi che correvano sul suo conto, nel momento in cui era arrivato nella diocesi. Vero o falso che sia, quel che si dice degli uomini occupa spesso altrettanto posto nella loro vita, e soprattutto nel loro destino, quanto quello che fanno».
Ecco da subito:
1. la presentazione di un personaggio;
2. un accenno minimo ma illuminante d’ambiente (una diocesi piccola e pettegola);
3. una sentenza morale.
E da lì tutto può partire…
Buon lavoro!
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