Contrariamente a quanto si pensa, chi ben inizia non è a metà dell’opera: è soltanto all’inizio, mi dispiace ;-). Ma vediamola dall’altro lato: chi inizia a leggere il vostro thriller ha già mosso un primo passo, vi sta già venendo incontro, ed è un momento prezioso. Voi che siete anche lettori forti lo sapete bene: sta a chi scrive convincere chi legge a fare i passi seguenti.
Contrariamente a quanto si pensa, chi ben inizia non è a metà dell’opera: è soltanto all’inizio, mi dispiace 😉
Ma vediamola dall’altro lato: chi inizia a leggere il vostro thriller ha già mosso un primo passo, vi sta già venendo incontro, ed è un momento prezioso. Voi che siete anche lettori forti lo sapete bene: sta a chi scrive convincere chi legge a fare i passi seguenti.
Mi riferirò, in quanto segue, alla prima unità conchiusa di testo (prologo, primo capitolo): so che l’incipit ai fini del concorso IoScrittore è più consistente, ma parliamoci chiaro: soprattutto in un thriller dovete conquistare il vostro lettore dalle prime pagine, il resto verrà da sé 🙂
Non esistono a mio parere regole universali per un buon incipit. Per questo non posso che indicarvi ciò che tendenzialmente (tenendo conto di tutte le possibili e perfino probabili eccezioni) mi conquista alle prime righe di un thriller, un giallo, un noir.
Il prerequisito essenziale è che abbiate le idee chiare in merito allo scopo che, nell’economia del romanzo, deve avere il vostro incipit. Presentare un personaggio? Una situazione? I primi indizi di un enigma? Una voce? Definite un obiettivo, uno solo fra questi, valutandone la presa sul lettore, e attenetevi rigorosamente a questo.
A questo punto, ecco le mie personalissime, ma credo sensate, preferenze in proposito.
1) Un incipit è una singola, puntuale, precisissima emozione. Se riuscite a farmi provare esattamente l’emozione che vi siete prefissati, siete già a un ottimo punto.
2) Una sola situazione. Pochi personaggi. Avrete tempo e spazio nel resto del romanzo per approfondire ed espandere.
3) Se ci sono dialoghi, fatemi sentire la specificità delle voci. Nel resto del romanzo, sarebbe meglio non aver bisogno della specifica ‘disse Giovanni’ per capire che a parlare è stato appunto Giovanni. Perché dopo due pagine, la voce di Giovanni dev’essere riconoscibile da sé.
4) Cambiate le carte in tavola. Spiazzatemi. Sorprendetemi. Da subito.
5) Una piccola postilla sulla primissima pagina: evitate qualsiasi elemento che possa potenzialmente respingere. Avete davvero bisogno di dar carattere al vostro personaggio facendogli pronunciare una sonora volgarità alla terza riga? Avete davvero bisogno di un monoblocco descrittivo di venti righe ininterrotte senza salto di paragrafo, che anche all’occhio dà l’impressione di assenza di ritmo?
E infine, il consiglio che mi sta più a cuore: divertitevi. Non dovete vedere l’incipit, soprattutto nel caso di un thriller, come un semplice punto di partenza per arrivare a qualcos’altro, a ciò che secondo voi è importante. L’incipit non è una formalità da sbrigare solo perché poi arriva la sostanza: è la sostanza.
E se scrivendolo proverete la stessa emozione che volete trasmettere, vedrete che il brivido ci sarà.
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