60 gr di pasta scondita, 14 gr di prosciutto, 25 gr di pane, una mela. Questo, per circa vent’anni, è stato il pasto tipo di Simona. È fondamentale restare al di sotto delle 500 calorie al giorno: ecco il pensiero fisso che la ossessiona, costringendola a calcolare in maniera maniacale ogni briciola, senza concedersi mai un attimo di distrazione o debolezza.
Il suo grande sogno si trasforma molto presto in un terribile incubo: deve raggiungere il prima possibile il sospirato peso di 30 kg.
La rincorsa della magrezza estrema, dell’annientamento di sé, svela presto l’abisso in cui è caduta e da cui non riesce, forse nemmeno vuole, tirarsi fuori. Giornate solitarie e tormentate dalla sofferenza fisica, trascorse senza amici né svaghi, che la porteranno a dodici ricoveri urgenti in ospedale e a un rapporto troppo stretto con la morte.
Da questo calvario emerge la voce delicata ma tenace di Simona, che in 30 kg ha trovato il modo di descrivere tutto il dolore e la disperazione, le ansie e gli orrori del periodo più buio della sua vita. Ora che la luce è tornata a fatica sui suoi giorni, il rinnovato coraggio le permette anche di raccontare l’origine di questa malattia. Parole come lame, che colpiscono l’anima e il corpo.