Tirare la fine del mese è una battaglia sempre più ardua, da combattere giorno dopo giorno con il coltello fra i denti e un pizzico d’ironia. Lo sanno bene i giovani che, in questi tempi agri, tentano di affacciarsi al mondo del lavoro ricevendo in cambio soltanto porte sbattute in faccia. E lo sa bene il protagonista di Una quotidiana guerra, laureato precario alle prese con una vita il cui senso diventa sempre più sfuggente.
Tra impieghi interinali, vecchie zie che muoiono lasciando eredità difficili, amici spiantati, super-fratelli, sindrome di Peter Pan, ansie da prestazione e paura di deludere moglie e figlia piccola, la routine di questo bimbo troppo cresciuto si sfilaccia in un caos totale, che pare condurre inevitabilmente alla follia.
Luca Borello ci catapulta nel labirinto della crisi – economica ed esistenziale – per centrifugarci tra rincorse e speranze, lacrime e risate, espedienti e colpi di scena. E mostrarci che, anche quando i margini di successo sembrano ridotti a zero, una luce in fondo al tunnel c’è sempre.