Vittoria ha ventotto anni, ed è finalmente pronta a riprendersi la sua vita. Figlia ricca e viziata di un potente discografico, un individuo grigio e dispotico, arroccato nel più assoluto rigore cattolico e tradizionalista, abbandonata ancora ragazzina dalla madre, fuggita con uomo più giovane, Vittoria ha deciso di riconoscere la propria omosessualità e di accettarla ad onta di ogni residuo timore.
Inizia così un viaggio che è intima scoperta e costruzione di sé, esplorazione di un mondo nuovo che sa essere dolcissimo e crudele, un percorso a tratti labirintico attraverso cui tornare a imparare regole, limiti e consuetudini e cercare di ottenere ciò che più di ogni altra cosa Vittoria desidera ottenere: l’amore.
Vittoria mia unisce in modo indissolubile la linea dell’esistenza personale al discorso pubblico, sia esso civile o religioso, esplora l’omosessualità femminile svelandone linguaggi privati e luoghi comuni, rivelazioni e unicità, per ritrovarsi ad ammettere poi che “esistono almeno un paio di cose di fronte alle quali siamo tutti uguali: la morte è una di queste; l’amore, un’altra”.